"Oggi è più facile vendere opere di
un'artista donna: un tempo facevano i figli e smettevano di
produrre e i collezionisti non volevano acquistarle perché non
si rivelava un buon investimento". La confidenza di un
gallerista, riportata nel libro "Mamme nell'arte" (Castelvecchi)
di Santa Nastro, giornalista e critica d'arte, vicedirettrice
della rivista 'Artribune', è esplicativa del clima certamente
non positivo che c'era fino a qualche anno fa intorno alla
produzione artistica al femminile, anche per le difficoltà
legate al ruolo di madre. La storia dell'arte si è sempre
confrontata con il tema della maternità, ma salvo alcuni rari
casi l'immagine della donna è stata veicolata dall'occhio
maschile: è ancora un mondo patriarcale quello dell'arte? "Dal
libro non emerge una percezione negativa ma - spiega l'autrice
all'ANSA - cerco di affrontare in maniera critica temi che
riguardano la parità di genere nel settore: già nel libro 'Come
vivono gli artisti' avevo parlato di forme di sostenibilità
circa le tematiche della vita familiare in settori professionali
che non hanno un rapporto di dipendenza con il datore di lavoro,
persone che non si recano in ufficio e per le quali la
genitorialità puo' rivelarsi ancora più difficile". In 'Mamme
nell'arte. Artiste e operatrici culturali nella sfida della
maternità' in uscita il 2 maggio si parte con il racconto di
esperienze 'pionieristiche' di artiste del passato: ecco
pittrici come Bertha Morisot (la cui sorella Edma rimpiange di
aver scelto di dedicare la sua vita alla famiglia), di Mary
Cassatt, amica e allieva di Degas, che, pur non avendo avuto
figli fu definita la ritrattista delle madri, di Antonietta
Raphael sposata con un artista italiano, Mario Mafai. "Le cose
sono cambiate da allora - racconta Nastro - ma c'è ancora della
strada da fare in tema di percezione della donna e della donna
come madre, e questo si vede anche da luoghi comuni, banali,
come il gallerista che ti chiede dove hai lasciato tuo figlio e
se gli dici 'con il padre' risponde 'che bravo..' Da qui alla
fatica per dosare e equilibrare la tua presenza a eventi
connaturati al lavoro in rapporto alle esigenze del bambino".
Nel settore dell'arte "è presente infatti una parte relazionale
molto forte, dagli opening ai tanti eventi della carovana
dell'arte in giro per l'Italia e non solo. Se sei genitore di
un bambino piccolo non puoi fare tutto: questo, ovviamente,
avviene anche nel caso di un uomo che ha figli però per la donna
è più faticoso e anche difficile". Nel libro c'è una parte
dedicata alle interviste sull'esperienza della maternità ad
artiste e altre donne che lavorano nel mondo dell'arte, dalla
curatrice Johanne Affricot, alla storica dell'arte e curatrice
Luigia Lonardelli, alle artiste Francesca Grilli o Eva
Frapiccini, solo per citarne alcune.
Su questo stesso tema ragiona anche un gruppo di artiste nato
durante la pandemia: si chiama 'The glorious mother' ed è
formato da 30-40enni con background diversi che hanno promosso
un confronto su problemi comuni. "Nel tempo - spiega Santa
Nastro - hanno cominciato a lavorare anche come gruppo
costruendo dei progetti condivisi, che prevedono la presenza dei
loro figli come fa ad esempio il duo artistico Grossi Maglioni"
formato dalle artiste Francesca Grossi e Vera Maglioni. Il libro
parla di maternità nell'arte ma più in profondità verte sui temi
del lavoro "soprattutto - dice l'autrice - delle condizioni di
lavoro. C'è chi ha raggiunto un maggiore equilibro, chi meno,
chi è stata maggiormente aiutata dal compagno o compagna, chi si
è dotata di un supporto esterno come baby sitter o asilo nido,
molte hanno dovuto rinunciare per qualche anno ad alcune
esperienze, altre hanno attivato un gruppo di aiuto reciproco"
un po' come succede a tutte le madri. "Ma cio' che è peculiare
nell'arte è il tema del tempo: tutte le intervistate dicono che
cio' che è cambiato maggiormente è stata la gestione del tempo,
anche quello 'vuoto' che precede la realizzazione dell'opera di
cui è premessa: questo porta a una grande ottimizzazione del
lavoro, e a chi si occupa di arte ha dato in molti casi anche
una spinta creativa fortissima" spiega ancora Nastro.
Il mercato dell'arte sicuramente non è ad oggi paritario, anche
se un passo in avanti negli ultimi anni è stato fatto con la
"riscoperta di tante artiste anche grazie alla Biennale di
Venezia del 2022, dove sono state riscoperte figure attuali e
del passato grazie a un focus sulle artiste donne". Comunque la
parità di genere nel settore è ancora di là da venire: il dato
arriva da una ricerca della piattaforma Kooness nata a Milano
nel 2015 che ha preso in esame premi, gallerie, quotazioni,
percezione del pubblico indicando che c'è uno scarto economico
importante tra le opere di artisti uomini e artiste donne.
"Negli ultimi anni si è lavorato tanto , ci sono ormai
tantissime artiste che hanno superato ampiamente la soglia della
popolarità, basti pensare alla grande mostra a Palazzo Strozzi
di Tracey Emin" dal titolo Sex and Solitude, la più grande
mostra mai realizzata in Italia dedicata a una delle artiste più
famose del panorama contemporaneo. "Si tratta anche qui di
mostri sacri, ma se parliamo di artiste giovani la strada è
ancora lunga. Anche per questo discutere maggiormente di questi
temi è molto importante".
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