Questa mattina a sorpresa in tribunale a Rimini è arrivato Al Bano. Il cantante è stato chiamato come teste della parte civile in un processo per truffa. La vicenda è quella dei concerti, poi saltati, da tenersi alla darsena di Rimini e i fatti risalgono al 2018. Quell'anno i big della musica italiana e internazionale avrebbero dovuto esibirsi nel Beat village, il maxi villaggio degli eventi allestito alla darsena. Ma alla fine la kermesse si era rivelata una vera e propria truffa. Uno dopo l'altro, tanti artisti - Renzo Arbore, Vinicio Capossela, Loredana Bertè, Patty Pravo, Tony Hadley, Massimo Ranieri, Ray Wilson dei Genesis, fino ad arrivare ad Al Bano e Romina - avevano dato forfait, segnalando "inadempienze contrattuali", con una raffica di concerti annullati e migliaia di biglietti da rimborsare. Nella bufera era finito l'ex ingegnere e consulente aziendale Willer Dolorati. Società truffata risulta invece essere la pony Catering che oggi ha chiamato il famoso cantante. Tante le persone che questa mattina hanno voluto farsi fotografare con il cantante, fan, avvocati, impiegati delle cancellerie scesi appositamente dagli uffici per chiedere l'autografo.
Legale indagato, 'da Al Bano nessuna denuncia' - "Il programma del Beat Village aveva una sua bontà e i concerti, quelli più importanti, iniziavano proprio con quello di Al Bano, ma dal momento in cui è venuto meno il patrocinio da parte del Comune di Rimini si è interrotto il consenso alla manifestazione e i concerti si sono interrotti senza che il Dolorati ne avesse responsabilità". Lo ha detto l'avvocato Damiano Antonio Balestrieri del foro di Salerno che rappresenta l'ex ingegnere e consulente aziendale Willer Dolorati, finito a processo. "Si è trattato di una serie di sfortunati e concomitanti eventi - ha spiegato l'avvocato Balestrieri - Al momento non c'è stata nessuna sentenza di truffa. Lo stesso Al Bano oggi ha confermato di non aver mai denunciato né aver avanzato richieste di risarcimento danni". Per quanto riguarda la Pony Catering infine, il legale precisa che "è merso nel giudizio che a fronte di un assegno versato come cauzione e mai restituito c'è anche quanto pattuito da Pony Catering ossia l'impegno a versare il 20 per cento degli incassi giornalieri all'organizzatore per l'occupazione di quell'aria, ma quei versamenti non sono mai stati fatti".
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