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Successo a Bologna per l'inaugurale Manon Lescaut

Successo a Bologna per l'inaugurale Manon Lescaut

L'opera di Puccini nella rilettura crepuscolare di Oksana Lyniv

BOLOGNA, 27 gennaio 2024, 11:25

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Alla prima inaugurazione di stagione nei nuovi spazi del Nouveau, il Teatro Comunale di Bologna ha finalmente invertito la tendenza che finora aveva visto le prime serate con la sala semivuota: La Manon Lescaut, omaggio al centenario della morte di Giacomo Puccini, ha registrato ieri sera il tutto esaurito in un clima di grande entusiasmo.
    Da segnalare subito la prova superlativa di Oksana Lyniv, la sua migliore e più matura nei due anni di direzione stabile con i complessi artistici bolognesi: al debutto nel titolo, la direttrice ucraina è riuscita a rendere stupendamente il clima crepuscolare di quest'opera (giovanile) che già contiene in nuce il Puccini maggiore dei capolavori successivi. Un Puccini condito a tratti di architetture mahleriane, proiettato verso l'imminente Novecento, che ha permesso all'orchestra del Comunale e al Coro (preparato da Gea Garatti Ansini) sonorità stupendamente sommesse ma venate di folgoranti sussulti. Senza mai perdere di vista il palcoscenico, dove un eccellente gruppo di solisti ha fatto il resto. A partire dalla coppia dei protagonisti, la Manon di Erika Grimaldi (un'artista che il Comunale sta fidelizzando; il suo terzo impegno in poco più di un anno), dal trepido inizio di 'In quelle trine morbide' e poi via via in un crescendo continuo fino alla temibile e struggente 'Sola... perduta... abbandonata' che chiude l'opera rendendola regina della scena.
    Luciano Ganci, De Grieux, dal canto suo è stato un partner altrettanto "in parte" capace di emozionare con una voce sempre limpida e squillante in momenti di bellissimo canto (Donna non vidi mai, ma anche nei tanti duetti). Tra gli altri interpreti che popolano Manon Lescaut vanno ricordati Claudio Sgura (Lescaut) e Giacomo Prestia (Geronte). Lo spettacolo di Leo Muscato, prima volta a Bologna, ha fatto i conti con il palcoscenico striminzito del Nouveau. Da qui la scelta di un elemento scenico unico come fil rouge tra le varie vicissitudini, il peregrinare e il continuo repentino prendersi e lasciarsi: un deserto desolato a rappresentare quella solitudine cui i due sfortunati amanti scelgono di andare incontro fino a farne la loro tomba. Calorosi applausi per tutti hanno concluso la serata.
   

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