La notte del 10 novembre 2019 fu
deturpato un murales raffigurante il volto di Antonio Gramsci
sul muro del carcere di Turi, dove il filosofo e intellettuale
trascorse cinque dei suoi dieci anni di prigionia scrivendo gran
parte della sua opera più nota, Quaderni dal Carcere. Una mano
scrisse "Gay" sulla sua fronte con l'acrilico rosso. A partire
da questo fatto e dal confronto con l'eredità di Gramsci, il
drammaturgo Iacopo Gardelli, il regista Matteo Gatta e l'attore
Mauro Lamantia hanno creato un monologo in due quadri, "Gramsci
Gay", una riflessione sull'attuale scollamento fra le
generazioni più giovani e la politica, in scena dal 12 al 16
febbraio al Teatro delle Moline di Bologna.
Lo spettacolo, nella prima parte, è ambientato nel 1920 e
racconta di un giovane Gramsci alle prese con le arringhe
rivolte agli operai torinesi, mentre il secondo quadro prende
vita ai giorni nostri e vede protagonista Nino Russo, il vandalo
del murales, colto in flagrante e condotto in commissariato per
un interrogatorio molto diverso da quello che si aspetta.
"Con Nino abbiamo fatto esplodere la lingua - scrive Gardelli
- da quella misurata e aguzza di Gramsci, a quella imprecisa e
colorata di Nino, impastata di dialetto, imprecazioni e luoghi
comuni. Un'improvvisazione dopo l'altra, ho visto Nino nascere
da Mauro, ho ascoltato e registrato la sua lingua, l'ho
stimolata assieme a Matteo. L'abbiamo messa sotto pressione,
usando lo stratagemma kafkiano dell'interrogatorio infinito".
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