(di Mattia Bernardo Bagnoli)
Il ragionamento - al netto della
telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin, che segna l'avvio
formale dei negoziati di pace - non cambia. "L'Europa deve poter
sedersi a quel tavolo, perché non c'è accordo possibile senza di
noi". A ribadirlo è l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas, nel
corso di un'intervista alla European Newsroom, il consorzio di
agenzie di cui l'ANSA fa parte. Un concetto ribadito dai
ministri degli Esteri di Francia, Germania e Spagna riuniti a
Parigi, secondo i quali è ovviamente necessaria la presenza
anche dell'Ucraina.
L'esito delle discussione, specie se si arriverà ad un
accordo, "influenzerà molto" il Vecchio Mondo in generale e
l'Unione Europea in particolare, dunque l'obiettivo - argomenta
Kallas - è ora di "costruire il rapporto con la nuova
amministrazione americana", in modo da poter rientrare nei
giochi. La Conferenza di Monaco - luogo altamente simbolico,
perché diede i natali all'appeasement di Neville Chamberlain
verso Adolf Hitler nel 1938 - nei prossimi giorni si trasformerà
dunque nel palcoscenico dove avverrà una girandola d'incontri,
dal G7 al Quint. Volodymyr Zelensky, sinora ospite confermato,
aveva - a quanto si apprende - in programma incontri con i
vertici dell'Ue.
"La situazione si sta adesso evolvendo rapidamente", spiega
una fonte europea. La chiave è capire se Usa e Ue riusciranno a
trovare una sintesi. "Vediamo alcune cose in modo diverso ma
forse più chiaramente di chi vive molto lontano", ha
sottolineato Kallas precisando di aver spiegato al
vicepresidente Usa JD Vance - lo ha definito "un ottimo
incontro" - che l'Europa "deve essere ascoltata" perché,
qualunque sia l'accordo, "poi va attuato dagli europei e dagli
ucraini e non si può avanzare senza di noi e di loro". Sta di
fatto che Trump ha tirato dritto per la sua strada e lo spettro
di una nuova Yalta, questa volta a due, aleggia minacciosa per
l'Europa.
Gli occhi adesso si voltano verso Emmanuel Macron e Keir
Starmer. Il presidente francese è stato il primo a ventilare
l'ipotesi di 'scarponi europei sul terreno' in Ucraina, con
obiettivi da chiarire. Londra è entrata a far parte della
conversazione. Presso la residenza del segretario generale della
Nato è stata convocata poi una cena dove hanno partecipato,
oltre a Mark Rutte, Zelensky, Francia e Gran Bretagna, i vertici
dell'Ue, l'Italia, la Germania, la Polonia e la Danimarca, in
rappresentanza dei Paesi nordici.
Una fonte alleata conferma che questo è "il perimetro"
all'interno del quale viene condotta la discussione sulla
possibile missione di deterrenza in Ucraina. C'è un però. Senza
i dettagli dell'accordo è difficile procedere oltre. Per dirne
una. Il contingente avrebbe il via libera dell'Onu - dunque con
il benestare della Russia - oppure sarebbe in opposizione a
Mosca? Non è una differenza da poco. Gli Usa dicono di volere
un'Ucraina "sovrana e prospera". Se però non potrà entrare nella
Nato e Mosca potrà tenersi i territori conquistati, l'all-in
dello zar rischia di assumere i contorni di una vittoria
alquanto netta.
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