BRUXELLES - I volenterosi si danno appuntamento a Parigi per l'ennesimo vertice di coordinamento per trovare una possibile quadra su che tipo di garanzie di sicurezza dare all'Ucraina - compresa una possibile missione di peacekeeping - in vista dell'accordo di pace, sempre che la spinta impressa da Donald Trump porti risultati.
Volodymyr Zelensky è già arrivato nella capitale francese per una cena di lavoro con Emmanuel Macron. E incassa dalla Francia altri due miliardi di aiuti militari, tra missili Mistral, carri Amx e munizioni. Kiev, però, suona la carica. "Non abbiamo bisogno di una semplice presenza per dimostrare che l'Europa c'è", ha detto Igor Zhovkva, alto negoziatore ucraino, alla vigilia del summit.
"Non è la quantità (delle truppe, ndr) che conta... è anche la loro prontezza a combattere, la loro prontezza a difendersi, la loro prontezza a essere equipaggiati e la loro prontezza a capire che l'Ucraina è una parte inevitabile della sicurezza europea", ha sottolineato. Insomma, serve coraggio. "La Russia continua, giorno dopo giorno, a moltiplicare i bombardamenti, mostrando la sua volontà di voler continuare l'aggressione", ha tuonato Macron accogliendo Zelensky. Poi ha annunciato altri 2 miliardi di euro di aiuti militari.
L'ultima volta, quando il premier britannico Keir Starmer li aveva convocati in videoconferenza, circa 25-30 leader si erano connessi. E più o meno si ripartirà da lì. Oltre ai capi di Stato e di Governo ci saranno il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Qualsiasi accordo di pace deve prevedere che "la Russia sia chiamata a rispondere per le riprovevoli azioni" commesse in tre anni di guerra, ha messo in guardia Starmer salutando i rappresentanti di un'organizzazione che si occupa dei "rapimenti di bambini" ucraini imputati a Mosca, ospiti della Camera dei Comuni in occasione del Question Time. Il premier britannico ha poi definito "mostruoso" il trasferimento dei bimbi e ha ribadito che Londra farà ogni sforzo per assicurarne "il ritorno in Ucraina". Ribadendo cioè una delle richieste principali di Zelensky.
Rutte, parlando a Varsavia, ha lodato gli sforzi di Parigi e Londra "per aiutare l'Ucraina a mantenere la pace". "Ma per mantenerla, la pace, prima deve essere raggiunta", ha notato il segretario generale, che poi ha ringraziato Trump per "aver rotto lo stallo" con la sua iniziativa. "Sono fiducioso", ha rimarcato. Ecco, Kiev forse meno, dopo le turbolenti settimane appena trascorse. Il presidente ucraino cerca dunque di capire cosa vogliono - e possono - fare davvero i volenterosi per aiutarlo a raggiungere quella pace "giusta" che, a parole, tutti vogliono ma che, nei fatti, è sfuggente, poiché Mosca non sembra arretrare sugli obiettivi minimi prefissati. Ovvero conservare le conquiste territoriali, scongiurare l'ingresso di Kiev nella Nato (né, tanto meno, forme di tutela) e, forse, l'uscita di scena di Zelensky sperando così di piazzare al palazzo presidenziale una figura a lei più vicina.
Lo scenario a 4 livelli d'interposizione - l'Onu a monitorare la tregua, le forze armate ucraine armate sino ai denti a dissuadere la Russia, i volenterosi come prima linea di garanzia e infine il 'backstop' americano - potrebbe essere una buona base ma sono ancora molti gli interrogativi da sciogliere, primo su tutti se Vladimir Putin accetterà mai lo schema e, subito a ruota, se Donald Trump è disposto a imporlo. Parigi e Londra non sembrano infatti inclini a strappare, al di là della decantata autonomia strategica dell'Europa. Rutte lo ha detto chiaramente.
Non è il momento di "fare da soli", né per Bruxelles né per Washington. Anche perché lo scudo nucleare Usa "non è sostituibile", checché ne dica Macron. E chi ha orecchie per intendere intenda.
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