ATENE - Obiettivo: bissare il risultato delle ultime europee e ottenere il 33% dei voti. Così il premier Kyriakos Mitsotakis, alla guida della Grecia dal 2019, ha tracciato il prossimo traguardo di Nea Dimokratia, il partito che alle elezioni nazionali di un anno fa si è imposto con una larga maggioranza. Sondaggi alla mano, l'impresa alle Europee non appare difficile, e il partito, membro del Ppe, dovrebbe centrare il bersaglio. Syriza, la principale forza della sinistra, è data al secondo posto, intorno al 15%: un risultato che verrebbe incassato con un sospiro di sollievo. Dopo la crisi di identità in cui è precipitata a seguito delle dimissioni di Alexis Tsipras, e dopo le scissioni provocate dall'elezione del successore, l'outsider Stefanos Kasselakis, per Syriza sarebbe un timido segnale di ottimismo rimanere il primo partito d'opposizione. I socialisti del Pasok, infatti, incalzano e si aggirano intorno al 12%. A sinistra anche l'ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis prova la scalata all'Europarlamento come candidato con il suo Mera25, che però difficilmente supererà la soglia di sbarramento.
L'Europa, nel dibattito elettorale, è rimasta sullo sfondo: le preoccupazioni dei 9 milioni di cittadini chiamati alle urne sono rivolte all'aumento del costo della vita. Lo scorso aprile in Grecia, il Paese che si classifica penultimo nell'Unione europea per potere d'acquisto, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 5,4%. Ne è cosciente Mitsotakis, che nella campagna ha insistito sulla lotta all'inflazione rivendicando l'aumento del salario minimo, mentre l'opposizione lo ha accusato di coprire le "pratiche speculative" del mercato greco con interventi inefficaci. Ma il vero rivale di Nea Dimokratia, questa volta, non arriva da sinistra: dopo l'approvazione della legge sui matrimoni per le coppie omosessuali, Mitsotakis teme una fuga di voti verso l'estrema destra. Spartiates, la formazione legata alla disciolta Alba Dorata, è fuori gioco: la Corte suprema ellenica ha respinto la sua candidatura alle elezioni europee, ma un altro partito, Ellinikì lisi (Soluzione greca), presente in parlamento con 12 seggi e noto per la retorica omofoba e razzista, potrebbe affermarsi come il quarto partito greco. Per non cedere terreno, Mitsotakis è andato all'attacco contro "i finti patriottici", ha rivendicato la diminuzione dei flussi migratori e ha inserito tra i candidati del suo partito Fredi Beleri. Sindaco albanese di etnia greca, considerato vicino ai movimenti di estrema destra ellenici, Beleri è stato condannato a due anni di reclusione per compravendita di voti nella città di Himare. Il suo caso è imploso in una crisi diplomatica tra Grecia e Albania, dopo che il governo ellenico ha accusato Tirana di non rispettare lo stato di diritto, e si è presentato come il difensore della minoranza greca in Albania.
L'avanzata dell'estrema destra rischia di influenzare anche il voto a Cipro, dove in 700mila sono chiamati a eleggere una delle delegazioni più piccole a Strasburgo. Nello stesso giorno si svolgeranno anche le elezioni amministrative. Stando ai sondaggi, dietro al partito conservatore Raggruppamento Democratico (Disy), e quello della sinistra Partito Progressista dei Lavoratori (Akel) che si contendono il primo posto, si potrebbe attestare con oltre il 10% il Fronte nazionale popolare (Elam), partito di estrema destra nato come costola cipriota di Alba dorata. A pesare, sul voto, è l'insicurezza diffusa per l'incremento degli sbarchi dei migranti assieme a quella per il costo della vita. Un'altra incognita delle elezioni risiede nel risultato dei tre partiti minori che sostengono il presidente Nikos Christodoulides, eletto l'anno scorso come indipendente: tutte e tre le formazioni, Diko, Dipa e Edek (dell'area centrista e social-democratica) rischiano di perdere consensi, mentre Diko potrebbe essere costretto a cedere il posto di terzo partito all'estrema destra di Elam. Un risultato che, se confermato, non dovrebbe mettere in crisi il presidente cipriota, ma che certo non verrebbe accolto come un buon segno.
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