La domenica di sole del 18 agosto 1946, cioè 77 anni fa, sulla spiaggia di Vergarolla c'erano almeno 2 mila persone per assistere a gare di nuoto e per fare il bagno quando esplosero una trentina di bombe da tempo lasciate lì, forse innescate apposta per compiere una strage.
Morirono oltre 80 italiani, di Pola prevalentemente, e l'azione è stata interpretata da sempre come un atto di intimidazione del regime jugoslavo contro gli italiani per costringerli a lasciare la loro città.
Oggi una messa nel duomo officiata in lingua italiana dal parroco don Rikardo Lekaj, cui seguiranno vari discorsi e la deposizione di corone di fiori sul Cippo memoriale, commemoreranno la strage. Saranno presenti i rappresentati di varie associazioni di italiani di Pola e dell'Istria.
Dei circa cento morti solo i corpi di 64 persone furono ricomposti e identificati, gli altri vennero sepolti senza nome.
Nella tragedia emerse la figura di Geppino Micheletti, il medico che continuò a curare i feriti anche dopo aver saputo che nello scoppio erano morti i figlioletti Renzo e Carlo e il fratello e la cognata.
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