Lo spettro del calo demografico
che l'arrivo di nuovi migranti riuscirà a colmare solo in parte,
al quale si associa l'emorragia di giovani che emigrano
all'estero; l'esigenza di nuove forme contrattuali per i
lavoratori considerando che, per i giovani, più che l'aspetto
reddituale sono importanti il tempo che ciascuno può dedicare
alla propria vita e le possibilità di welfare. E tenendo
presente che l'Italia rischia di essere un Paese che esporta
cervelli e importa numeri, badanti. Sono i temi dell'incontro
"Giovani, mercato del lavoro e immigrazione: emergenze e
opportunità, quali soluzioni?" che ha aperto la 2 giorni del XIV
Congresso Fim-Cisl Fvg, in Fiera, dal focus "Sindacato è
partecipazione, per un mondo del lavoro migliore".
Aperta da un interessante studio sul fenomeno migratorio in
Italia da Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia
all'Università di Milano, la tavola rotonda ha approfondito la
situazione in Fvg con l'intervento del segretario della Cisl Fvg
Alberto Monticco che ha prospettato 140mila lavoratori in meno
nell'arco di pochi anni nonostante i 121mila migranti regolari
che a fine 2023 vivevano in Fvg, la cui composizione per
nazionalità vede al primo posto cittadini rumeni (25mila)
seguiti da cittadini dell' Albania e del Bangla Desh. Monticco
ha segnalato che il 99% delle 90mila aziende attive in Fvg hanno
(molto) meno di 50 dipendenti, ma il 40% dei dipendenti lavora
in grandi aziende. Dunque, il compito del sindacato è immaginare
soluzioni per coprire nei prossimi 15 anni la crescente carenza
di lavoratori e individuare le tipologie contrattuali nei quali
inquadrare gli occupati.
Il compito della politica, per la assessora regionale a
Lavoro e Famiglia, Alessia Rosolen, è raggiungere 4 obiettivi:
governare, non subire le politiche migratorie; varare politiche
industriali che valorizzino il capitale umano, strutturare una
migliore formazione anche cambiando il sistema scolastico e
governare il sistema del welfare.
Dal canto suo, il presidente di Confindustria Alto Adriatico,
Michelangelo Agrusti, ricordando il noto progetto Ghana, si è
chiesto perché non si riesca a mettere in relazione il Sud con
il Nord dell'Italia visto che il tasso di disoccupazione al
Meridione si aggira sul 30/ 35%, che si tratta di persone con
formazione e che il Nord ha bisogno di mano d'opera. Il suo
progetto in merito si chiama "Italia più corta". Ma intanto, ha
annunciato, con la assessora Rosolen sta elaborando un piano
decennale per risolvere alcuni problemi del mondo del lavoro.
Fabio Bernardini, segretario nazionale Fim-Cisl ha insistito
sulla necessità di un confronto continuo tra le parti coinvolte,
perché solo da questo potranno essere elaborate soluzioni per i
problemi che si addensano sul futuro. Il sindacalista ha
ricordato che il tasso di natalità nazionale è sceso all'1,24%,
ultimo in Europa.
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