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Il Pil del Fvg decelera nel 2025 poi cresce nel 2026

Il Pil del Fvg decelera nel 2025 poi cresce nel 2026

Confindustria Udine, economia risente dell'incertezza sui dazi

ROMA, 02 maggio 2025, 15:33

Redazione ANSA

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Container terminal at Mannheim port © ANSA/EPA

Container terminal at Mannheim port © ANSA/EPA

Il Pil del Fvg è previsto crescere dello 0,4% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026, dopo un +0,5% registrato nel 2024. A pesare sulla decelerazione nell'anno in corso, secondo le analisi dell'Ufficio studi di Confindustria Udine su dati Prometeia aggiornati ad aprile, è l'incertezza globale legata al ritorno di Trump e ai nuovi dazi Usa. Il possibile impatto sul Pil regionale è stimato in -1/2 decimi di punto percentuale all'anno nel biennio 2025-26.
    Secondo gli industriali friulani, i consumi delle famiglie dovrebbero crescere dello 0,7% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, sostenuti da tassi d'interesse in discesa e occupazione in lieve aumento. Stagnanti invece gli investimenti per il 2025 (-0,9% nel 2026), incide il rallentamento dell'edilizia residenziale.
    Le esportazioni, dopo il crollo del 2023, non dovrebbero spingersi oltre lo 0,5% nel 2025, mentre potrebbe accelerare del +3,1% nel 2026 con la ripresa della Germania. Il valore aggiunto dell'industria dovrebbe registrare una variazione positiva nel 2025 (+0,3%) e nel 2026 (+0,9%) per effetto dell'export e della domanda interna; diverso per le costruzioni (-1,6% nel 2025, -5,8% nel 2026). Trend positivo infine per i servizi (+0,8% nel 2025 e +1,0% nel 2026).
    L'occupazione dovrebbe registrare, secondo Confindustria, un +0,5% nel 2025 e +0,6% nel 2026, dopo il +1,5% del 2024. Il tasso di occupazione (70,3% nel 2025) è ai massimi storici per la fascia 15-64 anni (71,1% nel 2026). Il tasso di disoccupazione è previsto attestarsi al 4,3% nel 2025 e al 4% nel 2026 (era 6,2% nel 2019) "Le imprese regionali mostrano capacità di resilienza in un contesto globale incerto - osserva il presidente di Confindustria Udine, Luigino Pozzo - il rafforzamento dei rapporti Ue-Usa sui dazi e la ripresa tedesca possono favorire la nostra economia. Il ruolo strategico dell'Italia in Ue e la politica monetaria più espansiva della Bce offrono segnali incoraggianti per una crescita sostenibile".
   

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