Papa Paolo VI scrisse quarant'anni fa
di suo pugno la lettera "agli uomini delle Brigate Rosse" con la
quale li invitava a liberare "senza condizioni" l'on. Aldo Moro,
ma prima che fosse resa pubblica ne parlò al telefono con don
Cesare Curioni, ex cappellano di San Vittore, che aveva avviato
alcuni contatti per la liberazione del presidente della DC. Don
Curioni - ha raccontato due anni fa il suo segretario don Fabio
Macchi alla Commissione Moro - era ad Asso (Como) e ricevette di
notte la telefonata del papa. "Sì, sì, Padre Santo. Guardi, io
qui metterei così, farei così... No, la parola è troppo forte...
è troppo leggera'". "Padre Santo? Con chi sta parlando?" si
chiese don Fabbri, che era accanto a don Curioni. "Stava
parlando con il Papa, che gli ha letto tutto il comunicato 'agli
uomini delle Brigate Rosse'. Don Cesare, in quei cinque, sei o
dieci punti - adesso non lo so perché il ricordo è troppo
distante - ha corretto il discorso... Due giorni dopo o il
giorno dopo è uscito il comunicato ufficiale".
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