"Se mi guardo indietro, non cambierei
un singolo dettaglio. Tutte le decisioni che ho preso, tutti gli
sbagli che ho fatto, ripeterei tutto. Però non ho realizzato un
grande sogno: imparare a suonare il violino". Non perde la
battuta Eugenio Barba, l'ultimo maestro teatrale d'Occidente,
allievo di Jerzy Grotowsky, soprattutto fondatore di quel
progetto unico di Teatro di ricerca multiculturale che è la
Compagnia dell'Odin Teatret.
Nata a Oslo, in Norvegia, nel 1964, poi stabilitasi in
Danimarca a Hostelbro, cresciuta facendo del training
dell'attore il suo fulcro tra collaborazioni importanti anche
con Jacques Lecoq, Dario Fo, Krejca, Luca Ronconi, il Living
Theatre, il prossimo anno l'Odin compirà 60 anni e festeggia con
un progetto lungo un anno, nato in collaborazione con il Teatro
di Roma. "E' il segno che il teatro comincia a ripartire sul
serio", commenta la Commissaria straordinaria del TdR, Giovanna
Marinelli.
Si parte dunque il 20 maggio, alle Olimpiadi del teatro 2023
a Budapest, con la prima mondiale di Anastasis (Resurrezione),
inno al potere dell'esistenza e omaggio all'arte, in cui Barba
ha riunito 70 artisti della Scuola internazionale di
antropologia teatrale fondata nel 1980. Il progetto prosegue poi
nel 2024, al teatro India, con un mese diviso in due fasi
dedicato al mito creativo e alla pratica pedagogica della
compagnia (8-31 maggio). Si va dal debutto di Una giornata
fatale del danzatore Gregorio Samsa, evoluzione dello storico
spettacolo firmato da Barba con il protagonista Lorenzo
Gleijeses e Julia Valery; al calendario di masterclass,
presentazioni e incontri. Nella seconda fase, l'evento
celebrativo organizzato da un comitato scientifico, il ritorno
de La casa del sordo. Capriccio su Goya del 2019 e la prima
nazionale di Compassione. Tre panorami di speranza in primavere.
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