La decisione con cui il Tribunale
di sorveglianza di Roma ha respinto nei giorni scorsi la
richiesta di detenzione domiciliare in clinica per Danilo
Coppola "mette seriamente a rischio la sua vita". Lo sostiene il
figlio diciassettenne dell'immobiliarista romano, protagonista
della stagione dei "furbetti del quartierino", che lancia un
appello affinché venga concesso al padre di curarsi in una
struttura sanitaria.
Non è la prima volta che le condizioni di salute di Coppola
vengono dichiarate incompatibili con il carcere. "È già accaduto
tre volte e ogni volta è stato scarcerato - sostiene il figlio
-. Ora, nonostante un'ennesima perizia ufficiale, i giudici
hanno scelto di ignorarla, senza alcun fondamento medico".
Dopo un anno di latitanza negli Emirati Arabi, Coppola è
detenuto nel carcere di Viterbo, dove sta espiando una pena
residua di oltre sei anni, in parte già scontati, per
bancarotta. Da quando è in cella ha perso 20 chili; soffre di
gravi disturbi dell'"adattamento": ansia, depressione,
claustrofobia in forma grave, associato a un "deperimento
organico". Disturbi per i quali la perizia ha stabilito che ha
bisogno di "un percorso sanitario integrato", da attuarsi con
ricovero in regime di detenzione domiciliare. Patologie curabili
con "farmacoterapia e psicoterapia" per il Tribunale di
sorveglianza, secondo cui il rifiuto del cibo va ricondotto alla
volontà di Coppola di essere scarcerato. Contro questo
provvedimento i suoi legali, gli avvocati Francesco Caroleo
Grimaldi e Alessandro Gentiloni Silveri, ricorreranno in
Cassazione.
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