La prima volta nel 2019, la seconda
solo l'anno scorso: due visite in Campidoglio a testimonianza
dell'affetto di Papa Francesco, morto questa mattina, per
l'amministrazione capitolina. La prima volta di Bergoglio sul
Colle Capitolino fu il 26 marzo del 2019: ad accoglierlo fu
l'allora sindaca Virginia Raggi, che in onore della visita
dispose di intitolare la sala della Piccola Protomoteca, negli
storici palazzi comunali, all'enciclica 'Laudato Sì', nome che
porta tuttora.
"Roma città dei ponti, mai dei muri" disse allora il
Pontefice durante la visita, esortando la Capitale a essere
"all'altezza dei suoi compiti e della sua storia", a restare,
"anche nelle mutate circostanze odierne, faro di civiltà e
maestra di accoglienza" e assicurò che "la Santa Sede desidera
collaborare sempre più e meglio per il bene della città, al
servizio di tutti, specialmente dei più poveri e svantaggiati"
con l'auspicio che tutto questo "favorisca una rinascita morale
e spirituale della Città".
La seconda visita di Papa Francesco in Campidoglio è invece
del 10 giugno 2024, proprio alla vigilia del Giubileo ora in
corso. Sulla soglia di Palazzo Senatorio a dargli il benvenuto
c'era il sindaco Roberto Gualtieri. "Roma, nata da lontano, nata
in cammino" scrisse il Pontefice sul libro d'oro. Anche in
quella occasione il Papa argentino chiese alla città di tenere
le braccia aperte al prossimo: la città, disse, si deve porre
"al servizio della carità, dell'accoglienza e dell'ospitalità.
Pellegrini, turisti, migranti, quanti si trovano in gravi
difficoltà, i più poveri, le persone sole, quelle malate, i
carcerati, gli esclusi siano i più veritieri testimoni di questo
spirito". Al Papa il Comune 'donò' due iniziative sociali: un
immobile destinato agli anziani e un progetto di avviamento al
lavoro per i detenuti del carcere di Rebibbia. Fu scoperta
nell'Aula Consiliare una targa: "A sua santità Francesco,
successore di Pietro e vescovo di Roma, promotore di cura della
casa comune e testimone di fraternità universale".
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