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Frana Arenzano: parla ferito, ricordo un fiume acqua e fango

Frana Arenzano

Frana Arenzano: parla ferito, ricordo un fiume acqua e fango

Prete congolese uscito da coma dopo frattura provocata da pietre

GENOVA, 13 aprile 2016, 16:33

Redazione ANSA

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"Di quel giorno ricordo solo il fiume di acqua e fango che scorreva sopra la galleria. Lo notai e lo dissi alla mia amica Antonella perché mi sembrò molto strano visto che non stava piovendo e c'era il sole". Così Patrick Lunda Ngandou, 40 anni, frate salesiano congolese, ferito in modo grave dalla frana del 19 marzo sull'Aurelia a Arenzano. L'uomo, che è stato in coma e ha subito vari interventi, è stato trasferito alla neurochirurgia dell'ospedale Galliera.
    Con le sue affermazione rivela che lo smottamento non è stato improvviso: un rigagnolo di acqua e fango che scendeva copioso dal versante crollato giù, fino all'Aurelia. La frana è studiata dal geologo Alfonso Bellini, a cui il magistrato titolare delle indagini, Walter Cotugno, ha affidato l'indagine tecnica. Le cartografie della zona segnalano da anni nell'area una frana attiva.
    Lo smottamento avrebbe potuto uccidere Patrick, in missione da 4 mesti nell'Astigiano per conto della sua diocesi che si trova nel sud della Repubblica del Congo. Il salesiano appena sarà dimesso tornerà in Africa: "Io non ricordo la frana, ma se è vero che ho contribuito a salvare la vita alla mia amica Antonella, come lei ha raccontato, ne sono felice. Questa donna mi è stata di grande aiuto nell'integrarmi nella comunità dell'Astigiano dove ho lavorato nelle attività di una parrocchia in questi 4 bellissimi mesi trascorsi in Italia. La gita ad Arenzano con la vista al santuario del Bambino di Praga e il mare voleva essere il modo migliore per salutare il vostro Paese prima di tornare in Congo".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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