Per la Procura di Genova,
l'incendio che nel marzo 2019 bruciò 85 ettari di bosco e
vegetazione a Cogoleto, nel ponente, fu causato dalla mancata
potatura degli alberi e sfalcio del verde nella zona intorno a
un traliccio dell'alta tensione. Per questo è stato chiesto il
rinvio a giudizio di nove persone, tra cui cinque dirigenti
della società Enel Distribuzione. Gli altri sono dipendenti e
responsabili delle società che dovevano occuparsi dei lavori.
L'accusa nei loro confronti è di incendio colposo e attentato
alla sicurezza degli impianti di energia elettrica. Il giudice
per l'udienza preliminare Silvia Carpanini ha fissato l'udienza
per il 30 novembre.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dei
carabinieri forestali, coordinati dal pubblico ministero Andrea
Ranalli, l'incendio era stato causato dalla rottura dei cavi
conduttori "nudi" in località Maxetti. La rottura era stata
provocata dalla caduta di un albero spezzatosi alla base per il
continuo contatto dei conduttori e dei suoi rami spinti dal
vento che si appoggiavano ai cavi della tensione. Per gli
inquirenti la società E-Distribuzione avrebbe dovuto tenere
pulita la zona con interventi di potatura e sfalcio. Lavori che
erano stati affidati a una società che a sua volta li aveva dati
in sub appalto a un'altra ditta.
Secondo il pm, i dirigenti di E-Distribuzione "non
assicuravano la corretta esecuzione dei lavori omettendo il
necessario controllo sulla società appaltatrice. Autorizzavano
il sub appalto alla ditta sprovvista dei necessari requisiti
professionali e inidonea ad assicurare la diligente osservanza
perché sì avvaleva, nella consapevolezza della committente e
della prima società, di lavoratori agricoli giornalieri neppure
dipendenti della società stessa".
Il rogo era andato avanti tutta la notte del 25 ed era stato
spento la mattina seguente. Erano state sfollate 47 persone,
due case andarono distrutte, ed era stata chiusa per ore l'A10.
Le scuole di Cogoleto erano rimaste chiuse per due giorni.
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