L'ispettorato di Anas che avrebbe dovuto vigilare sulle concessionarie si era accontentato nel caso di Aspi di semplici rassicurazioni sulle ispezioni eseguite senza chiedere la relativa documentazione dettagliata. E' quanto emerso dall'udienza nel processo in corso per il crollo del Morandi che ha visto come testimone d'accusa Pietro Ciucci.
Ciucci (oggi ai vertici della società Stretto di Messina) è stato presidente, ad e direttore generale di Anas dal 2006 al 2015. E' colui che ha firmato la convenzione unica con Aspi quando Anas era il concedente delle autostrade. All'epoca il ministro competente era Antonio Di Pietro, che verrà in aula a testimoniare il 10 luglio. Ciucci ha chiarito che la responsabilità della vigilanza non era in capo genericamente ad Anas ma a Ivca, una sorta di ispettorato interno "autonomo e indipendente come previsto dalla legge".
In base alla convenzione e agli ordini di servizio conseguenti l'ispettorato aveva il compito di "garantire il rispetto delle condizioni previste nelle convenzioni, attraverso l'esercizio di poteri direttivi e di ispezione sulle modalità di raccolta, elaborazione e trasmissione dei dati economici, finanziari, tecnici e gestionali da parte dei concessionari". Ma così non è stato, almeno a vedere lo scambio di mail tra l'allora direttore dell'Ivca Vittorio Coletta e Aspi tra il giugno e l'ottobre 2009: Coletta (uno dei cinque imputati ministeriali passato da Anas al Mit) aveva chiesto ad Aspi controlli straordinari sulle opere d'arte a partire da ponti e viadotti. Aspi lo aveva rassicurato e qualche mese dopo aveva inviato come unica documentazione una tabella in cui il ponte Morandi risultava a posto mentre un'unica piccola anomalia era rilevata sulla galleria Coronata, a ovest del viadotto. Dopo quello scambio di mail, l'ispettorato non aveva fatto altro.
"Credo che qualcosa sia stato fatto - ha detto Ciucci precisando che vedeva quelle mail per la prima volta - non posso pensare non lo abbiano fatto. Occorre sempre distinguere tra il controllo del controllo: prendere atto della risposta di Aspi non è sufficiente, occorre chiedere di avere dettagli sulle ispezioni eseguite oppure procedere a un controllo diretto".
Dopo Ciucci, è stata la volta di un altro super manager pubblico: Gianni Vittorio Armani, fino al 13 giugno ai vertici di Iren, oggi a Enel Grids. Armani ha guidato Anas dal 2015 al 2018 (quando la società pubblica, oggi di proprietà di Ferrovie) non aveva piu alcun ruolo sulle concessioni autostradali che fanno capo invece al Mit. Armani è stato chiamato per spiegare come funzionavano in quegli anni i controlli sulle opere stradali in gestione ad Anas (circa 31mila km di strade, 14mila ponti e migliaia di gallerie). "Tutte le opere d'arte hanno un controllo trimestrale operato a vista dai cantonieri - ha spiegato - e questi controlli di primo livello innescano controlli di secondo livello che possono essere a richiesta oppure obbligatorio in caso di opere rilevanti, come ponti particolarmente alti o lunghi". E in caso di problemi che tipo di ispezioni vengono fatte? "Controlli invasivi - ha aggiunto - come perforazioni o carotaggi che possono essere superficiali oppure profondi, mentre gli altri tipi di ispezioni come il georadar o le stesse prove di carico non sono completamente affidabili".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA