(dell'inviata Giorgiana Cristalli)
"Sanremo e il Quirinale? La
sensazione di impegno è stata per me simile come pure la paura
di sbagliare. Volevo fare bella figura in entrambi i casi, ma
davanti al presidente della Repubblica Mattarella mi tremavano
le gambe, sul palco del Festival no": Gianmarco Tamberi
riassume così la sua emozione all'indomani dell'esibizione con
Jovanotti al teatro Ariston nella prima serata della kermesse.
"Ci vediamo a Los Angeles 2028" ha annunciato a Sanremo il
campione olimpico di salto in alto, smentendo le voci di un suo
possibile ritiro dalle competizioni.
Dopo i mesi "molto duri" di Parigi, dove era "arrivato in
forma stratosferica" ma è finita male, ha deciso di rimettersi
in gioco e di annunciarlo al Festival proprio accanto a
Jovanotti, una cosa non casuale. "Con Lorenzo abbiamo tanto in
comune - racconta Tamberi in un evento a margine del festival -
dal momento che ci siamo incontrati la prima volta dopo il mio
infortunio nel 2016 dal fisioterapista Fabrizio Borra. Abbiamo
condiviso allora il mio percorso di riabilitazione e la lotta
per tornare. La stessa cosa (a parti invertite) è accaduta anche
questa volta, dopo il suo infortunio in bici a Santo Domingo. Un
percorso parallelo qualche anno dopo. Ci siamo supportati a
vicenda. Ci sono somiglianze tra noi - spiega Gimbo - anche in
mondi così opposti come la musica e lo sport: una su tutte è la
ricerca della perfezione, la maniacalità nel cercare di alzare
sempre di più l'asticella".
La performance di ieri di Jovanotti, che ha investito anche
la strada davanti all'Ariston con un esercito di musicisti e in
particolare di percussioni, "è stata - sottolinea Tamberi - una
delle più belle di sempre. Lorenzo è un numero uno. Aveva voglia
di tornare e spaccare il palco. Ho visto una grande energia nei
suoi occhi e in quelli di chi lo guardava. È un esempio e
maestro di vita".
Tornando ai suoi impegni sportivi, Tamberi intende gettarsi
alle spalle i mesi di tormento e indecisione nei quali,
racconta, ha più volte cambiato idea. "Ora devo rimettere il mio
corpo in condizione di tornare. Ho davanti quattro anni di
preparazione in vista dell'obiettivo Los Angeles. Un altro sogno
è di diventare presto papà. "Sarebbe bellissimo avere il dono di
un figlio o di una figlia che immagino come una piccola Chiara",
dice rispondendo ad una domanda sul desiderio di allargare la
famiglia.
"Non volevo chiudere la carriera con quella brutta immagine
alle Olimpiadi di Parigi, il giorno più brutto della mia vita.
Ho avuto il rifiuto dell'atletica e del salto in alto. Ho fatto
poche gare e pochi allenamenti, non volevo più riguardare i
video e ho chiesto al mental coach di non seguirmi nelle gare,
volevo stare solo. Non ho accettato anche la delusione di Roma,
con la curva piena per il salto in alto", confessa l'atleta.
"Sono stati mesi molto difficili in cui non avevo il coraggio di
pensare di mettermi di nuovo in gioco e sacrificare così tanto
tempo per un obiettivo così grande. Quando si prende botta così
pesante è difficile avere il coraggio di riprovarci, ci si sente
un po' smarriti, si perde la fiducia... Fino ai primi di gennaio
ogni giorno cambiavo idea. Mi sono reso conto poi che non era
solo una decisione personale ma anche della mia famiglia. Mia
moglie Chiara è sempre stata determinante nelle mie scelte.
Quando sembravo intenzionato a lasciare vedevo la paura nei suoi
occhi mentre la vedevo felice nei giorni 'sì'. Anche per strada
in molti mi chiedevano di andare avanti".
Tamberi vede bene come portabandiera azzurro ai prossimi
Giochi il suo amico Gregorio Paltrinieri. "Oggi ho ricevuto un
suo bellissimo messaggio perché mi ha seguito al Festival di
Sanremo. Su tutti, lui merita di portare quella bandiera e di
rappresentare l'Italia onorando una carriera fenomenale".
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