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Crollo diga S.Margherita: chiesto processo per 9, anche Ferrazza

Crollo diga S.Margherita: chiesto processo per 9, anche Ferrazza

Tra imputati Roberto Ferrazza, ex provveditore opere pubbliche

GENOVA, 29 marzo 2025, 16:01

Redazione ANSA

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La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per nove persone per il crollo della diga del porto di Santa Margherita avvenuto tra il 28 e il 29 ottobre 2018. Tra gli imputati c'è anche Roberto Ferrazza, ex provveditore delle opere pubbliche della Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta già a processo per il crollo del ponte Morandi e sotto indagine per una serie di appalti dati in cambio di piccoli regali. L'udienza preliminare è fissata per il 20 maggio davanti al giudice Silvia Carpanini. Le accuse sono di crollo e naufragio colposo.
    L'inchiesta era partita subito dopo il disastro e ha puntato da subito sul primo progetto fatto negli anni 2007-2007 quando venne previsto di allungare la diga di 80 metri e di farle raggiungere i tre di altezza. In pratica, secondo l'accusa portata avanti dal pubblico ministero Walter Cotugno, "veniva realizzato il muro paraonde privo di armatura, nonostante in precedenza ne fosse stata cristallizzata la particolare importanza, ed anche a cagione della mancanza di armatura tale muro paraonde crollava" nella mareggiata del 2018.
    I nove (difesi dagli avvocati Giulia Liberti, Mario Iavicoli, Emanuele Olcese, Claudio Zadra, Andrea Vernazza, Matteo Mezzapesa, Angelo Paone e Fabio Viglioner) per cui è stato chiesto il giudizio sono i provveditori e i membri del Cta che si occuparono e validarono il progetto. In particolare, secondo il pm, Ferrazza "in qualità di provveditore e presidente del Comitato tecnico Amministrativo insieme a un altro membro del Cta nella seduta del 25/11/2015 formulavano parere favorevole al progetto esecutivo al progetto di rinforzo della diga e/o rialzo del muro di protezione del porto di Santa Margherita... malgrado il progetto non contenesse la relazione sulla valutazione della sicurezza allo stato attuale e presentasse ulteriori errori tecnici in relazione alla dimensione dei massi da posizionare sulla massicciata". Nonostante tali omissioni e carenze, "Ferrazza in violazione dei propri compiti quale provveditore e presidente del Cta approvava il progetto e ne determinava la realizzazione nonostante questo non prevedesse il rinforzo del muro paraonde (privo di collegamento con le strutture sottostanti) e prevedesse il posizionamento di massi di dimensione inferiore a quelli previsti dalle regole tecniche per l'onda del progetto".
   

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