Non tutti sanno, o ammettono, anche
fra gli esperti del settore, che per esempio Giovanni Segantini,
Gaetano Previati e Giuseppe Pellizza da Volpedo fanno parte a
pieno titolo della corrente pittorica del 'Divisionismo' nato a
Milano. Su questa misconosciuta e individualistica, nel senso
che chi vi ha fatto parte non ne è stato spesso consapevole,
area artistica ha messo un punto fermo la studiosa Annie-Paule
Quinsac con 'Divisionismo italiano. Sguardi e Prospettive
1880-1920'.
La ampia e raffinata opera, un cofanetto composto da due
grandi volumi (320 pp ciascuno, 150 euro), è stata pubblicata da
'Compagnia della Stampa, Massetti Rodella Editori'. Un lavoro di
quelli che si possono definire 'definitivi', anche se la ricerca
è per sua natura continua, per approfondimento dell'argomento,
fonti preziose e illustrazioni. Annie-Paule Quinsac affronta il
tema in maniera quasi umile, nonostante sia ritenuta
un'autorità, e spiega che la riproposizione della sua tesi,
accolta inizialmente con diffidenza alla Sorbona e che poi
ottenne il rarissimo riconoscimento 'mention très bien' alla
Sorbona nel 1968, è stata ampliata, arricchita e aggiornata.
L'autrice, con un approccio trasversale, fa un consuntivo
sull'evoluzione della fortuna critica di un fenomeno d'estrema
rilevanza nella conquista della modernità in Italia. Il
Divisionismo - sottolinea - è stato analizzato e inteso sia come
le tecniche derivanti dall'impiego più o meno rigoroso del tono,
sia come l'insieme dei pittori italiani che hanno tentato di
conformarvisi. Insomma una miniera di informazioni.
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