Milano ha ricordato nel giorno del
51/o e del 50/o anniversario la morte del commissario Luigi
Calabresi, ucciso a colpi di pistola mentre andava al lavoro, e
le quattro vittime dell'attentato terroristico avvenuto un anno
dopo, il 17 maggio 1973, davanti alla sede della questura.
Alla deposizione delle corone davanti alla sede della
questura di via Fatebenefratelli hanno partecipato, tra gli
altri, il questore Giuseppe Petronzi, il prefetto Renato
Saccone, il sindaco Giuseppe Sala, Iacopo Mannucci Benincasa,
comandante provinciale dei Carabinieri, Francesco Mazzotta,
comandante provinciale della Guardia di Finanza, Marco Ciacci
comandante della Polizia locale e Marcello Viola, procuratore
capo di Milano. Oltre ai parenti delle vittime, come Gemma
Capra, vedova del commissario Calabresi, e il figlio Mario.
"Oggi non è la nostra giornata ma è la giornata di queste
persone che io ho veramente nel cuore - ha sottolineato Gemma
Capra - e a cui ho sempre pensato. La loro è una morte assurda,
erano persone che non c'entravano niente, innocenti, oggi è la
loro giornata e ci dedichiamo a loro. Per loro c'è un pensiero e
una preghiera".
"Come è da tradizione e come è giusto che sia rinnoviamo la
memoria e il ricordo anche oggi", ha commentato il questore
Giuseppe Petronzi.
Tra i parenti delle vittime ogni anno non manca mai Vincenza
Panzino: lo zio di suo padre Giuseppe Panzino morì a causa della
bomba scoppiata in questura. "Era un maresciallo dei carabinieri
in pensione e quella mattina si trovava in questura per ritirare
dei documenti. È scoppiata la bomba ed è morto, non subito ma
dopo una settimana - ha spiegato -. Nelle foto che ci sono è
l'uomo che si vede in ginocchio, era stato preso proprio nel
petto. Era una persona intelligente e sempre lo ricordiamo ogni
anno".
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