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A Milano 11 medaglie d'onore ricordano i deportati nei lager

A Milano 11 medaglie d'onore ricordano i deportati nei lager

A ritirare i riconoscimenti sono stati i figli e i nipoti

MILANO, 29 giugno 2023, 14:13

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il prefetto di Milano, Renato Saccone, ha consegnato 11 medaglie d'Onore concesse, con decreto del presidente della Repubblica, alla memoria di militari e civili che sono stati deportati e internati nei lager nazisti e sono stati destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra.
    A ritirare le onorificenze sono stati i parenti, nipoti e figli nel corso di una cerimonia piena di emozione in cui sono emerse le testimonianze di vita di queste persone nei loro anni più difficili, durante la guerra e la prigionia.
    Il prefetto Renato Saccone nel suo discorso ha ricordato le parole della senatrice a vita Liliana Segre secondo cui di questa tragedia "resteranno due righe sui libri di storia, questo mi lascia sempre un po' di amarezza - ha spiegato - Io invece non sono pessimista. Oggi nipoti e giovani erano qui a ricordare i loro nonni e bisnonni che a vent'anni avevano fatto scelte che avevano portato a conseguenze terribili, come la morte. E se questo oggi è sentito lo sarà anche per le prossime generazioni".
    I parenti che hanno ritirato la medaglia per il loro familiare hanno ricordato tutti i grandi silenzi di chi non amava parlare delle tragedie che aveva vissuto e chi parlava ricordava la fame, gli stenti e le violenze. "Ci sono stati tanti anni di silenzio - ha ricordato Matilde Pagano, figlia di Pasquale -, poi ha parlato di questa vicenda con i suoi nipoti.
    Sono andati dal loro nonno con un registratore ed è stata la prima volta che ho sentito il racconto di mio padre". Tra le medaglie una è stata consegnata alla famiglia di Teresio Olivelli, partigiano che è morto a 29 anni ed è stato beatificato. Per le sue azioni è stato anche insignito in passato della medaglia d'oro a valore militare. Nel campo dì concentramento di Flossemburg e di Hersbruck dove morì "si schierava con i più deboli anche privandosi lui stesso del cibo - ha ricordato il nipote Diego Ambrogio Olivelli -. È morto in seguito alle percosse subite per difendere un suo commilitone".
   
   

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