Il prefetto di Milano, Renato
Saccone, ha consegnato 11 medaglie d'Onore concesse, con decreto
del presidente della Repubblica, alla memoria di militari e
civili che sono stati deportati e internati nei lager nazisti e
sono stati destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra.
A ritirare le onorificenze sono stati i parenti, nipoti e figli
nel corso di una cerimonia piena di emozione in cui sono emerse
le testimonianze di vita di queste persone nei loro anni più
difficili, durante la guerra e la prigionia.
Il prefetto Renato Saccone nel suo discorso ha ricordato le
parole della senatrice a vita Liliana Segre secondo cui di
questa tragedia "resteranno due righe sui libri di storia,
questo mi lascia sempre un po' di amarezza - ha spiegato - Io
invece non sono pessimista. Oggi nipoti e giovani erano qui a
ricordare i loro nonni e bisnonni che a vent'anni avevano fatto
scelte che avevano portato a conseguenze terribili, come la
morte. E se questo oggi è sentito lo sarà anche per le prossime
generazioni".
I parenti che hanno ritirato la medaglia per il loro
familiare hanno ricordato tutti i grandi silenzi di chi non
amava parlare delle tragedie che aveva vissuto e chi parlava
ricordava la fame, gli stenti e le violenze. "Ci sono stati
tanti anni di silenzio - ha ricordato Matilde Pagano, figlia di
Pasquale -, poi ha parlato di questa vicenda con i suoi nipoti.
Sono andati dal loro nonno con un registratore ed è stata la
prima volta che ho sentito il racconto di mio padre". Tra le
medaglie una è stata consegnata alla famiglia di Teresio
Olivelli, partigiano che è morto a 29 anni ed è stato
beatificato. Per le sue azioni è stato anche insignito in
passato della medaglia d'oro a valore militare. Nel campo dì
concentramento di Flossemburg e di Hersbruck dove morì "si
schierava con i più deboli anche privandosi lui stesso del cibo
- ha ricordato il nipote Diego Ambrogio Olivelli -. È morto in
seguito alle percosse subite per difendere un suo commilitone".
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