'Quello che noi non siamo', la
storia degli architetti milanesi sotto il fascismo scritta da
Gianni Biondillo e pubblicata da Guanda, è il libro vincitore
del 98/o premio Bagutta, il più antico riconoscimento letterario
italiano. Lo ha deciso la giuria del premio milanese, presieduta
da Isabella Bossi Fedrigotti.
Biondillo è noto ai lettori soprattutto per la fortunata
serie dei romanzi noir con protagonista l'ispettore Ferraro. In
questo caso, però, l'autore si è ricordato della sua laurea al
Politecnico di Milano per mettere in scena il mondo degli
architetti durante il ventennio. Un'epoca in cui la parola
archistar ancora non esisteva, ma il concetto certamente sì; e
all'ombra della Madonnina si muovevano personaggi come Giuseppe
Pagano, Piero Bottoni o i mitici quattro fondatori dello studio
Bbpr. Un gruppo di professionisti di enorme spessore, che
all'inizio furono diversamente affascinati dal modello fascista,
ma poi gradualmente se ne distaccarono. "Rileggere la storia del
ventennio attraverso i suoi architetti e gli edifici che
propugnavano e costruivano consente uno sguardo nuovo, che la
giuria - si legge in una nota - ha particolarmente apprezzato".
Il premio per l'opera prima è andato invece alla vicentina
Giulia Scomazzon, autrice di 'La paura ferisce come un coltello
arrugginito, edito da Nottetempo'; un coraggioso memoir in cui
la scrittrice ricostruisce le dolorose fasi che negli anni
Novanta hanno portato alla morte della madre, tra le prime
vittime dell'AIDS.
Il premio verrà assegnato il 4 febbraio in una cena a inviti
nella sede di via De Grassi messa a disposizione da Francesco
Micheli, storico sostenitore del Bagutta.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA