Giuseppe Bodria aveva sedici anni,
Tullio Di Parti, Orazio Maron e Giancarlo Tunissi 18 quando
furono prelevati e portati nella caserma di piazza Novelli a
Milano, torturati perché sospettati di aver distribuito
volantini al cinema Pace di corso Buenos Aires, e poi portati in
piazza Occhialini, messi contro un muro e fucilati dal
Battaglione Azzurro dell'aeronautica. Era il 6 gennaio 1945. E a
80 anni di distanza quel muro, di proprietà dell'università
Statale, è diventato un murales che ricorda il loro sacrificio
per la libertà.
Si tratta di uno dei momenti principali delle iniziative per
gli ottant'anni dalla Liberazione che il Comune ha voluto
organizzare insieme a università, fondazione Feltrinelli,
istituto Parri in una "alleanza - ha spiegato Luca Gibilini,
delegato al coordinamento di Milano è Memoria - che coinvolge
tutta la città", inclusa MM. "Un lavoro collettivo che ci rende
orgogliosi" ha commentato la presidente del Consiglio comunale
Elena Buscemi.
"La memoria è efficace - ha aggiunto Serafino Sorace, il
presidente dell'associazione OrMe - Orticamemoria che ha
realizzato il murale con orticanoodles - quando è viva e diventa
educazione alla pace". Ed è una testimonianza viva di quanto è
successo il murale che non racconta solo la vicenda di questi
ragazzi, i cui cadaveri furono trovati al mattino sulla neve
inondata di sangue. Ma anche quello che accadde dopo, quando 'la
Gianna' insieme al figlio di 12 anni decise l'8 marzo di mettere
dei fiori dentro i fori lasciati sul muro dai proiettili,
insieme a volantini del gruppo difesa delle donne. "La Gianna
era la mia mamma ed era una partigiana" ha raccontato commosso
Roberto Vallini, giornalista, ex consigliere regionale ma in
questo caso soprattutto figlio. "Spero che un luogo come questo
aiuti i giovani a capire cosa succedeva a ricordare una storia
un po' bistrattata e a volte riscritta" ha aggiunto il
presidente dell'Anpi milanese Primo Minelli.
Opinione condivisa da Silvia Romani responsabile Public
Engagement dell'università Statale, i cui ricercatori hanno
anche realizzato una mappa cartacea e digitale dei luoghi della
resistenza. "Auspichiamo che questo sia un luogo dove i ragazzi
vengono per ricordare cosa è la memoria" ovvero "la prima forma
di resistenza e di libertà".
Qui a maggio, ha annunciato Gibilini, si farà una grande
festa di quartiere ma nel frattempo dalla presidente del
municipio Caterina Antola è arrivato un appello: "vigiliamo
perché fra poco ci saranno manifestazioni in quartiere che
richiamano in maniera orrenda quel periodo, in cui c'è ancora
chi fa il saluto romano che è una cosa indecente". Un richiamo
al tradizionale appuntamento del 29 aprile, in cui vengono
ricordati Carlo Borsani, Sergio Ramelli e Enrico Pedenovi.
"Spero e auspico che vengano impedite, controllate e condannate"
ha concluso fra gli applausi.
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