"Il tema del cambio di status
giuridico per i medici di famiglia è ormai diventato un
esercizio di stile: se ne parla tanto, spesso senza conoscere
davvero cosa comporti. La verità è che la strada della
dipendenza è difficilmente percorribile perché richiederebbe
oltre 5 miliardi di euro per trasformare non solo il medico in
dipendente, ma anche tutto l'apparato che gli ruota intorno".
Così, interpellato dall'ANSA, il presidente del Sindacato
autonomo medici italiani (Snami) del Molise, Federico Di Renzo,
commenta l'ipotesi di riforma dello status dei medici di
famiglia che li vedrebbe alle dipendenze del Servizio sanitario
nazionale (Ssn) e non più liberi professionisti in convenzione
con il Ssn.
"Non si tratta solo dello stipendio del professionista -
aggiunge - ma anche di studi, arredi, domiciliarità,
collaboratori, infermieri e strumenti di lavoro come pc e
software gestionali. Il vero problema - osserva - non è tanto lo
status giuridico, quanto il fatto che l'attuale convenzione sia
poco appetibile. Oggi la medicina generale non è una
specializzazione riconosciuta, e chi sceglie questo percorso lo
fa senza tutele adeguate per la genitorialità, la malattia o le
ferie, con il risultato che vede sempre meno medici scegliere
questa strada e molti la abbandonano".
Secondo Di Renzo, dunque, "la soluzione non è pensare a un
modello irrealizzabile, ma riformare la convenzione su basi più
moderne e sostenibili. Possiamo prendere spunto da altri
contratti convenzionati, come quello della specialistica
ambulatoriale, per garantire maggiore stabilità e attrattività
alla professione, senza perdere la flessibilità e la capillarità
dell'assistenza territoriale che il medico di famiglia
garantisce oggi".
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