Sono 13.771 gli stranieri
residenti in Molise, il 4,8% della popolazione complessiva, di
cui 8.748 non Ue. Risultano 4.800 gli occupati per lo più nel
lavoro domestico pari al 38,1%, in agricoltura il 17,2%,
nell'industria il 3,8%, nei servizi il 4,1%, nel commercio il
4,3%.
E' quanto emerge dal Dossier statistico immigrazione 2024
presentato, questa mattina, in Comune a Termoli alla presenza
del Console della Repubblica di Tunisia a Napoli Kaled Fakih.
Tra i relatori l'Assessore comunale alle politiche sociali
Mariella Vaino, Luca Di Sciullo Presidente del Centro studi e
ricerca Idos, Carmela Basile dell'Europe Direct Molise, Federico
Valente della Fondazione Millenium, Fernanda Pugliese della
rivista Kamastra. Moderati da Hanen Gzaiel presidente
dell'associazione Salam Aps, sono stati illustrati i dati
relativi al fenomeno dell'immigrazione in Molise.
Ventotto i progetti attivati in regione, 892 i posti e 27 gli
enti titolari delle iniziative tra il Basso e l'alto Molise. In
regione sono presenti sia i Sai ovvero i progetti ex Sprar che
riescono a gestire i percorsi di inserimento dei migranti sul
territorio sia i centri dei richiedenti asilo.
"Gli stranieri residenti in Molise sono circa 13.700, meno del
5% della popolazione totale - dichiara Di Sciullo -. La regione
può essere un laboratorio molto interessante di politiche, di
aperture, di accoglienza che potrebbero addirittura proporsi
come un volano, un esempio nazionale. Il terzo settore, in
particolare, è molto attivo su questo ambito".
Per Di Sciullo l'attenzione verso gli sbarchi è stata eccessiva
rispetto al fenomeno migratorio complessivo.
"Abbiamo fin troppo enfatizzato gli sbarchi e concentrato quasi
tutta l'attenzione su questo fenomeno - ha aggiunto -, a quella
fetta ristretta dei cosiddetti migranti forzati che sbarcano ma
anche quelli che arrivano con rotte terrestri. Sono migranti che
chiedono protezione e sono destinati ai centri di accoglienza.
Purtroppo c'è una separazione ancora molto netta tra i Cas, i
centri di prima accoglienza destinati solo ai richiedenti asilo
dove i corsi di lingua e altro sono stati cancellati e il resto
del sistema di accoglienza tra chi ha già ricevuto una forma di
protezione. Al di là di queste fratture di tipo giuridico, il
terzo settore funge da ammortizzatore sociale anche per queste
disfunzioni che la legge ancora presenta".
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