E' a Parigi per fare come il suo
idolo Usain Bolt, ovvero vincere i 100 e i 200 di un'Olimpiade,
e come il fulmine giamaicano vorrebbe farlo continuando a
risiedere nel villaggio olimpico, ma per Noah Lyles la vita da
quelle parti si sta facendo difficile, anche a causa della
popolarità che gli ha dato, oltre le vittorie, la docuserie
'Sprint' in onda su Netflix.
"Al villaggio olimpico sono diventato popolare - dice in
conferenza stampa - ed è diventata quasi un'altra sfida trovare
dei momenti per stare con me stesso, almeno quando mangio o mi
alleno in palestra". "So che altri atleti se ne sono andati e
ora stanno in albergo - aggiunge - , ma io l'esperienza olimpica
vorrei viverla a tutto tondo e quindi non vorrei andarmene dal
villaggio. Però per me le cose si stanno facendo difficili, al
punto da dover mangiare in orari inusuali pur di avere un po' di
pace". Al contrario, la fola spera dit rovarla allo Stade de
France per le batterie di sabato e le semifinali e finali di
domenica. " Ho cominciato a sentirmi a mio agio nel disagio, a
ricercarlo - dice Lyles -, sono una persona che vive molto le
proprie emozioni, e più c'è folla più è probabile che io vinca e
dia il meglio di me. A Tokyo non è stato così, mi ricordo di
aver pensato 'tutto questo non è affatto divertente', e guarda
caso non è andata bene".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA