/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Lyles si è preso tutto: 'Sono io la vera stella degli Usa'

Lyles si è preso tutto: 'Sono io la vera stella degli Usa'

Nuovo Re dei 100: altro che Dream Team... Coe: 'Rivedo l'era di Bolt'

PARIGI, 05 agosto 2024, 17:29

dell'inviato Alessandro Castellani

ANSACheck
Lyles si è preso tutto:  'Sono io la vera stella degli Usa ' © ANSA/EPA

Lyles si è preso tutto: 'Sono io la vera stella degli Usa ' © ANSA/EPA

Si e' preso tutto, diventando il nuovo Re dei 100, la gara regina di tutti i Giochi. E adesso il suo sogno è diventare come Michael Jordan.

Tra la popolarità che gli ha dato la docuserie 'Sprint' su Netflix e la vittoria di ieri nella finale che a Tokyo fu di Jacobs, Noah Lyles pensa che sia arrivato il momento di trarne profitto.

E rivendica di essere la nuova stella che sventola sulla bandiera americana.

 "Voglio che il mio sponsor tecnico crei una scarpa con il mio nome, come fece per 'Air' - dice Lyles -. Voglio una sneaker tutta mia, in passato non è riuscito a farsene 'intitolare' un paio perfino un fenomeno del nostro sport come Michael Johnson, ma è ora che le cose cambino e che l'atletica diventi finalmente popolare negli States". "Quelli che vincono il titolo Nba si autodefiniscono campioni del mondo - continua -, ma per me questo titolo spetta non a loro ma ai campioni olimpici. Vincere qui è diverso, soltanto qui vedi le bandiere di tutto il mondo, nella Nba non ce n'è nemmeno una. Ora però voglio vincere anche i 200 e la staffetta, e magari anche la 4X400 se verrò scelto. Sono venuto a Parigi per questo".

 Parole dette con convinzione e un filo di arroganza, perché di quel bambino che a sei-sette anni aveva grossi problemi di asma ma amava tanto i manga giapponesi (passione mantenuta) e che poi, cresciuto di qualche anno, veniva bullizzato a scuola non è rimasta traccia. Ora, dopo aver vinto anche certe crisi dell'anima provocate dalla pandemia, c'è un campione che saltella in pista stile canguro prima della finale più importante della sua vita, e poi va a prendersi l'oro facendo meglio del giamaicano Kishane Thompson. Lyles ha battuto il nuovo fulmine della Giamaica per soli 5 millesimi di secondi, come ha stabilito il fotofinish, ma anche questo è il bello dell'Olimpiade. A Parigi si è vista la finale più veloce di sempre ai Giochi, anche a detta di un mito della pista come Michael Johnson, con tutti e otto i finalisti sotto il muro dei dieci secondi. "Lyles sta riportando l'atletica nel territorio che fu di Usain Bolt: occupa uno spazio vuoto, tutti parlano di lui", il verdetto del presidente di World Athletics, Sebastian Coe.
    A regalare il successo a Lyles è stata la sua capacità di accelerazione, visto che fino ai 30 metri era ultimo (e Jacobs in testa, insieme a Kerley, per i primi 20, corsi in 2"92).
    E proprio Jacobs è stato l'altro protagonista della gara più attesa dei Giochi, in cui ha abdicato con onore, chiudendo quinto dopo aver offerto la sua migliore prestazione cronometrica delle ultime tre stagioni, (9"85, ovvero cinque centesimi sopra il suo record europeo siglato quando vinse a Tokyo). Se n'è andato dallo Stade de France con una coscia fasciata, ma provando a sdrammatizzare ("è solo un crampo") e andando in cerca di certezze in vista della staffetta. Intanto, a mente fredda, ha riflettuto sul risultato di ieri. "Tutto fa parte del gioco. Il quinto posto mi ha dato soddisfazione dopo le difficoltà degli ultimi mesi, e mi stimola a fare meglio - le sue parole -.Volevo arrivare qui e dimostrare ancora una volta che, nonostante le difficoltà si incontrano nella vita, bisogna sempre saper cadere e sapersi rialzare ogni volta. È quello che ho sempre fatto. Io cerco sempre di spronare anche i più giovani, far capire che lo sport non è facile, bisogna sempre andare oltre, non focalizzarsi su quelle che sono le aspettative degli altri, le pressioni degli altri, ma bisogna focalizzarsi su se stessi e continuare a lavorare duro". Come ha sempre fatto lui, e continuerà a fare. Non serve rivincere un'Olimpiade per essere d'esempio.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza