È un quadro allarmante quello
emerso da un'analisi condotta da EU DisinfoLab, organizzazione
no profit indipendente, sulle politiche relative alla
disinformazione di undici principali chatbot di intelligenza
artificiale generativa, tra cui ChatGpt, Gemini, Le Chat e Meta
AI. Nell'analisi sono stati esaminati gli elementi chiave della
politica per contrastare le fake news, tra cui riferimenti
espliciti alla disinformazione e alle attività proibite
correlate, come truffe o il furto d'identità. Sotto la lente
degli esperti, anche le pratiche di moderazione dei contenuti, i
meccanismi di segnalazione degli utenti e le conseguenze della
violazione dei termini di servizio (ToS) della piattaforma.
"Se gli attuali approcci delle piattaforme alla disinformazione
sembrano già inadeguati, ci sono valide preoccupazioni sul fatto
che la situazione peggiorerà ulteriormente" è la valutazione
complessiva degli esperti. Paure che, scrivono, sono rafforzate
dalla "tendenza multipiattaforma a smantellare le policy di
sicurezza e i team di moderazione".
In particolare, nei chatbot analizzati, variano o a volte
mancano i riferimenti alla disinformazione e anche quando il
termine viene menzionato, raramente viene definito. Poco chiari
anche i processi di rilevamento delle violazioni dei ToS e la
moderazione dei contenuti. "Alcune piattaforme menzionano team e
processi di moderazione dedicati, in genere un mix di revisioni
automatizzate e umane, ma i dettagli rimangono vaghi" rilevano
gli esperti, che lamentano anche una mancanza di trasparenza in
merito alle risorse investite nella moderazione dei contenuti
(numero di personale, sedi e copertura linguistica e tempistica
nell'azione).
Critico anche il giudizio sulla policy di fact-checking delle
piattaforme. "La maggior parte delle piattaforme specifica che
il fact-checking è responsabilità dell'utente - si legge nel
report - come se cercasse di esentarsi dalla responsabilità di
dare risposte false e inaccurate". Una tendenza questa in parte
bilanciata dall'obbligo, previsto nel Digital Services Act (Dsa)
in capo alle piattaforme online, di rimuovere rapidamente i
contenuti illegali una volta appurata la loro illegalità.
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