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Campogrande, a MiTo chiamo artisti bravi al di là della nazione

Campogrande, a MiTo chiamo artisti bravi al di là della nazione

'Il festival è un'isola di benessere, ascoltare musica fa bene'

MILANO, 29 agosto 2022, 12:13

Redazione ANSA

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Gli artisti valgono per quello che possono dare al pubblico, non per la loro nazionalità: ed è in base a questo che il direttore artistico di MiTo, Nicola Campogrande, ha spiegato di aver messo a punto la sedicesima edizione del festival che dal 5 al 25 settembre porta a Milano e Torino 116 concerti a prezzo super low cost.
    "Noi sfruttiamo i musicisti per quello che possono dare - spiega all'ANSA -, non per il loro passaporto", al di là che vengano da Russia, Ucraina o qualsiasi altro Paese e al di là delle polemiche che hanno investito altre kermesse come il festival di Salisburgo (per la presenza di Teodor Currentzis con la sua MusicAeterna, che ha sede a San Pietroburgo ed è finanziata da Vtb, banca russa fra quelle colpite dalle sanzioni).
    Questa sedicesima edizione doveva essere quella della ripresa, con il ritorno, dopo due anni di assenza, delle grandi orchestre (dalla Philharmonia diretta da John Axelrod dei concerti inaugurali del 5 settembre al Lingotto e del 6 alla Scala, all'accademia di Santa Cecilia con Barbara Hannigan, all'orchestra della Rai, senza dimenticare Neojiba orchestra, l'orchestra giovanile dello Stato brasiliano di Bahia che si esibira' con la pianista Maria Joao Pires). E il tema scelto come filo conduttore di tutti i concerti proprio a questa ripresa si riferiva: luce. Poi a febbraio è scoppiata la guerra con l'attacco russo all'Ucraina. E ora luce fa pensare ai conti delle bollette. Però la guerra non ha condizionato il cartellone. "Ho avuto modo di viaggiare in Europa e ho trovato posizioni diverse e storie personali diverse - ha raccontato Campogrande - e quindi non me la sento di dire su come gli altri hanno reagito, magari in maniera impulsiva, ma artisti ucraini e russi continueranno ad essere miei colleghi".
    Se una cosa di diverso c'è è che in questa condizione "MiTo diventa un po' più necessario. Il tipo di benessere che dà la musica a chi la fa e a chi l'ascolta è impagabile - ha aggiunto - e più riusciamo ad ascoltare musica e meglio stiamo".
   

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