"I come from outside of myself" di
Ludovica Carbotta è la mostra che viene ospitata dal 1 al 6
novembre alle Ogr di Torino, quale contributo inedito a "The
European Pavilion", programma artistico che proseguirà a Roma
dal 17 al 19 novembre, nato dalla volontà di The European
Cultural Foundation, insieme a Fondazione Camargo, Fondazione
Kultura Nova e col supporto di Fondazione Crt, per interrogarsi
insieme a numerose istituzioni europee sulla mancanza di un
padiglione europeo nelle grandi manifestazioni internazionali.
È una proposta per un padiglione ideale: il progetto
dell'artista non prevede la costruzione di un edificio stabile,
che contenga persone, ma di uno spazio potenziale, che possa
essere "contenuto", un'architettura fragile, mobile, che passi
di mano in mano, di paese in paese. L'idea di Ludovica Carbotta,
40 anni, torinese, che vive e lavora a Barcellona, in Spagna,
nasce dalla constatazione della mutabilità dei confini europei e
dalla loro valenza simbolica e narrativa.
In occasione della presentazione del progetto, domani, 1
novembre, alle 15, il Binario 2 diviene spazio di incontro con
una tavola rotonda: l'artista invita a dialogare i giuristi
Alessandra Donati, Elisabetta Lamarque e Stefano Montaldo, il
filosofo Lorenzo Marsili, l'economista Alessandra Venturini e la
storica dell'arte Vittoria Martini, per riflettere sulla natura
dei confini europei e sul concetto di cittadinanza europea. Dopo
il lancio alle Ogr, i padiglioni inizieranno a circolare, dando
vita ad altre occasioni di dibattito. Il 17 novembre, a Roma,
per The European Pavilion in Rome, l'artista donerà quattro
padiglioni a relatori in una discussione aperta al pubblico, con
la sociologa Monica Sassatelli, gli autori di Against Borders -
The Case for Abolition Gracie Nae Bradley e Luke de Noronha e il
giornalista Nilas Heinskou.
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