E' passato un anno dalla pronuncia
con cui la Corte Costituzionale ha sancito in via definitiva il
diritto dei detenuti ad avere incontri intimi con con i propri
partner e a ricevere i familiari in condizioni di riservatezza,
ma "ancora non è stato fatto nulla". La denuncia arriva da
Torino per iniziativa della Camera penale del Piemonte
Occidentale, che oggi ha fatto il punto della situazione.
"Stiamo parlando - è stato spiegato - del diritto
all'affettività. E non si tratta solo di permettere i rapporti
sessuali. Si tratta di poter abbracciare un figlio o la propria
madre anziana con un minimo di privacy, lontano dagli sguardi di
altri detenuti e senza la presenza fisica di poliziotti o, in
generale, di estranei. E' un diritto. Tanto è vero che gli
istituti di Paesi come Francia e Belgio si sono attrezzati da
tempo. Noi invece siamo qui a chiederci se il ritardo è una
questione di mancanza di strutture o se, come sembra probabile,
di mancanza di volontà".
Per superare "l'indifferenza" di tutte le istituzioni che
dovrebbero occuparsi del caso (governo, parlamento, ministeri,
dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) la Camera
penale, come ha annunciato il presidente, Roberto Capra,
chiederà la collaborazione della magistratura di sorveglianza,
"che è la nostra interlocutrice più diretta". Bruno Mellano,
garante regionale per i detenuti, ha invece comunicato di avere
scritto ai direttori delle 13 carceri del distretto piemontese:
"Ho spiegato che per effetto della sentenza è necessario
attrezzarsi. Non stiamo parlando di 'camere dell'amore' o di
prostitute nei penitenziari: basta dedicare una stanza a
colloqui non controllati visivamente". Per quel che riguarda
Torino, l'avvocato Davide Mosso, dell'osservatorio carceri
dell'Ucpi, ha una soluzione: "All'interno della struttura esiste
un Icam (istituto a custodia attenuata per le madri - ndr) che è
possibile adattare dopo avere trasferito i suoi rari ospiti in
una casa famiglia".
"La Corte Costituzionale - ha detto l'avvocata Emilia Rossi
- ha tracciato la via fornendo anche una sorta di manuale di
istruzioni su cosa si deve fare. E noi siamo sbalorditi
dall'indifferenza manifestata dalle varie articolazioni dello
Stato. Sembra l'espressione di un arretramento culturale molto
radicato, di un orientamento sessuofobico che è difficile da
scalfire". Il presidente Capra, a questo proposito, ha parlato
di "cultura medievale della detenzione contrapposta al principio
costituzionale del rispetto della dignità umana".
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