Il caffè scartato non viene
riutilizzato in altre cialde, ma destinato a usi non alimentari.
Lo precisa la Lavazza, in una nota diffusa all'indomani del
servizio di Report su Rai 3, nel quale, tra l'altro, un
dipendente dello stabilimento di Gattinara (Vercelli),
intervistato in anonimato, sostiene che gli scarti vengono
mixati in altre confezioni. "La qualità e la sicurezza del
prodotto costituiscono per Lavazza elementi assolutamente
imprescindibili. Durante il nostro processo produttivo - si
legge nella nota dell'azienda - è prevista la possibilità di
recuperare e utilizzare, anche in ottica di economia circolare,
caffè macinato pienamente conforme ma confezionato in packaging
difettoso (pacchetti o capsule), ad esempio con errori di
contenuto netto di caffè o di etichettatura".
"Le linee dedicate - prosegue la nota di Lavazza - rispondono
a rigorose procedure e controlli a totale garanzia della qualità
e della sicurezza del prodotto e sono soggette a verifica da
parte di enti terzi, come tutti gli impianti dei nostri
stabilimenti. Tutti i prodotti, invece, il cui difetto di
packaging provochi un'esposizione del caffè all'aria o qualsiasi
altro evento che possa inficiare la qualità o la sicurezza
alimentare del caffè, vengono sempre esclusi durante la
procedura di recupero e definitivamente scartati dal processo
produttivo. Questo caffè, quindi, non viene mai recuperato ma,
anziché essere inviato al macero, può essere in alcuni casi
destinato a terzi per utilizzi non alimentari (es. concimi,
pellet, ecc.). Mai e in nessun caso - conclude la nota di
Lavazza - accettiamo compromessi sulla qualità, né tantomeno
immettiamo sul mercato prodotti potenzialmente rischiosi per la
salute dei consumatori, come invece l'utilizzo nel servizio
televisivo del termine 'contaminato' potrebbe lasciare
intendere. L'utilizzo del caffè recuperato è previsto soltanto
in alcune ricette e nella percentuale variabile richiesta dalla
composizione della specifica miscela, al fine di mantenerne
costante il profilo organolettico".
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