Che sapore aveva il vino bevuto
sulle montagne piemontesi da Annibale, nel 218 a.C.? Se lo sono
chiesti due amici appassionati di enologia, che stanno
restaurando dei vigneti in val di Susa, guidati dal sogno di
ridare vita a varietà autoctone dimenticate nel tempo, le stesse
che pensano siano state apprezzate dal celebre condottiero
cartaginese nella storica impresa sulle Alpi, con tanto di
cavalli ed elefanti al seguito.
E' l'ultimo numero di 'La Revue du vin de France' a
raccontare l'impresa del 31enne Mattia Longoni, enologo ed
ereditiere, la cui famiglia possiede alcune terre in val di
Susa, e del suo socio Edoardo Marzorati, ingegnere nel ramo dei
trasporti. Spinti dal comune amore per il vino, i due amici -
cresciuti a Como - hanno deciso di ridare vita a Mompantero, nei
pressi di Susa, a un ettaro e mezzo di vigneti, abbandonati da
oltre 40 anni. E lo scorso marzo hanno piantato due varietà
autoctone, una rossa e l'altra bianca, oltre a un Nebbiolo,
insieme a dei porta innesti di cui uno studiato insieme
all'Università di Milano. I primi vini, con l'etichetta 'Barone
di Clivio', sono attesi tra 4 anni.
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