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Canapa e DDL Sicurezza, Presidente Ciambetti “Non si penalizzi un’intera filiera"

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Canapa e DDL Sicurezza, Presidente Ciambetti “Non si penalizzi un’intera filiera"

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

16 aprile 2025, 15:21

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO


(Arv) Venezia 16 apr. 2025 - “Quello della filiera agroindustriale ed agroalimentare della canapa è un comparto che negli ultimi anni, in particolare dal 2014 al 2020 con i progetti di sperimentazione attraverso il PSR e poi con la legge regionale n. 36/2019, ha visto una crescita significativa: i dati delle associazioni di categoria parlano, per il Veneto, di un valore di 30 milioni di euro all’anno, con 100 ettari coltivati e una regionale di oltre 12mila quintali, circa il 15% del settore a livello nazionale, in cui l’industria legata alla canapa impiega nel nostro paese circa 30 mila persone, con 3 mila aziende che producono un fatturato annuo intorno ai 500 milioni di euro. Quando parliamo di competitività e multifunzionalità delle imprese agricole e di integrare processi produttivi agricoli e industriali dobbiamo fare attenzione a non procedere in modo pregiudizievole, e soprattutto a non creare confusione normativa. Credo che valga la pena ascoltare i numerosi appelli giunti dal mondo agricolo, che esprimono preoccupazione circa le ricadute sul settore del Decreto Sicurezza approvato dal governo: il rischio è quello di penalizzare e rendere illegale l’attività di quanti, nel corso degli anni, hanno investito in una cultura legale e ad alto valore aggiunto”.
Lo afferma il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti commentando le richieste, giunte in questi giorni e dopo l’entrata in vigore del Decreto legge Sicurezza, degli agricoltori del comparto circa la possibilità di aprire un tavolo di confronto con l’esecutivo dopo l’inserimento, nel decreto, del divieto di “lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa coltivata anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti o costituiti da tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati”.
“La filiera della canapa dimostra non solo la versatilità della pianta - le cui applicazioni spaziano dalla bioedilizia, all’alimentazione passando per la cosmesi, il florovivaismo, l’industria della carta e quella dei tessuti, fino alla bioplastica e all’erboristeria – con la creazione di un vero comparto agroindustriale ma anche un suo ruolo non secondario in termini agricoli, con effetti positivi sulla resa dei suoli e la loro capacità di rispondere e adattarsi al cambiamento climatico. Il mondo agricolo sta pagando un prezzo altissimo rispetto alla congiuntura economica internazionale e credo che uno sguardo lungimirante sia utile. Non secondaria, inoltre, è la presunta incompatibilità da un lato delle restrizioni italiane alla canapa industriale con la legislazione UE - al momento al vaglio della Commissione Europea – e dall’altro con la “consolidata giurisprudenza” della Corte di Giustizia europea: ultima in ordine tempo è la sentenza Biohemp del 4 ottobre 2024, in cui il Tribunale Ue ha confermato che gli Stati membri non possono imporre restrizioni alla coltivazione della canapa industriale, compresa la coltivazione indoor e la coltivazione esclusivamente per la produzione di infiorescenze, a meno che tali restrizioni non siano suffragate da prove scientifiche concrete relative alla tutela della salute pubblica. Le ricadute, non solo economiche, insomma, sarebbero pesanti: credo valga la pena ascoltare la voce di chi, nel tempo, ha investito tempo e risorse per operare in modo legale”, conclude Ciambetti.

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