Ascoltano Gianpietro
Ghidini immobili, percependo la sua angoscia, il suo dolore ma
anche la sua voglia di combattere ancora. Studenti e studentesse
nel teatro Lembo a Canosa di Puglia, nel nord Barese, hanno
assistito al monologo di un padre dal cuore sfregiato da una
perdita inconsolabile: il suo Emanuele aveva 16 anni, aveva
assunto droghe sintetiche per poi scivolare nel fiume Chiese,
nel Bresciano. È morto annegato, e il suo corpo è stato
ritrovato dopo 10 ore.
"Sopra quel fiume, potevo scegliere di buttarmi dentro
anch'io, andarmene per sempre perché percepivo dentro di me il
fallimento di un padre e di tutte le scelte che avevo fatto
nella mia vita", dice Gianpietro. Poi si ferma e aggiunge: "Mi
ha salvato l'immagine di un pesciolino rosso, quello che io ed
Emanuele dieci anni prima della sua morte, avevamo liberato lì
dove lui si era buttato. Ho pensato che la sua perdita non
sarebbe stata vana se avessi fatto qualcosa per salvare un suo
coetaneo". Da lì, nasce l'idea della fondazione 'Il pesciolino
rosso' e di incontrare gli adolescenti: a scuola, in chiesa, a
teatro. "Ho fatto un sogno ad occhi aperti: salvavo Emanuele
dall'acqua. E ho capito che avrei potuto trovare un senso alla
mia vita solo se avessi salvato un altro Emanuele".
Da 11 anni, dopo quel terribile giorno di novembre,
Gianpietro parla, ascolta, sostiene tanti adolescenti per far
capire loro "la vita è fatta di momenti belli ma sono quelli
brutti ad aiutarci a crescere - spiega - ai ragazzi dico che se
stanno attraversando un momento difficile non è la fine, ma
l'inizio perché da lì è che cominciamo a forgiare il nostro
carattere". È riuscito in questa missione? "Una ragazza di
Cerignola mi ha contattato dopo il nostro incontro in una
scuola. Mi aveva scritto che voleva suicidarsi ma dopo avermi
ascoltato, aver sentito di Emanuele mi ha detto che non
l'avrebbe più fatto", conclude con il sorriso Gianpietro.
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