Un vitigno antico
dimenticato e ora non solo recuperato ma anche inserito tra i
Pat, i prodotti agroalimentari tipici. Acini che crescono e
maturano nel giardino di una scuola e che negli annali della
viticoltura e della enologia sono raccontati fin dal 1873,
quando il piemontese Gian Battista Cercelli li descrisse mentre
visitava i vigneti di Canosa di Puglia, nel nord Barese. È il
Terrizuolo, vitigno che è stato piantato nel terreno
dell'istituto superiore Einaudi, scuola che assieme al Comune
ha portato avanti il progetto di recupero.
Il processo di innesto delle barbatelle provenienti
dall'ultima spalliera di Terrizuolo è stato "meticoloso" fanno
sapere del Comune evidenziando che il progetto promosso con la
scuola "ha non solo garantito la tutela di un patrimonio
agricolo e storico, ma ha anche dato l'opportunità ai cittadini
di Canosa di poter piantare il vitigno nei propri terreni,
contribuendo così alla preservazione di una risorsa culturale e
agricola di grande rilevanza". Il recupero del vitigno è
iniziato l'anno scorso e ora con un convegno, che si terrà il
prossimo 9 maggio, ne celebra i risultati. Fondamentale è stato
il lavoro di ricerca storica che ha permesso al Terrizuolo di
ottenere il riconoscimento ufficiale come Prodotto
agroalimentare tradizionale. Al convegno parteciperà anche una
delegazione dell'istituto tecnico agrario di Conegliano Veneto
(Treviso), istituito nel 1876 da Cerletti e considerato la prima
scuola di viticoltura ed enologia in Italia.
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