"Quando arte e sport si incontrano, si crea un connubio perfetto". Parola di Gigi Datome, colonna del Fenerbache e capitano della nazionale italiana di basket, che oggi a Roma è stato insignito dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, del riconoscimento "L'arte premia lo sport". È la prima volta che il premio va a un cestista. "Mi fa davvero piacere che abbiano pensato a me", confessa Datome, che ha ricevuto una scultura originale di Dante Mortet, erede di una famiglia di cesellatori attiva da oltre un secolo nella bottega capitolina di via dei Portoghesi.
L'opera raffigura un pallone da basket e il calco della mano del cestista nato e cresciuto a Olbia. Sulla palla a spicchi è rappresentata la Sardegna e sono impressi i numeri delle maglie, prestigiosissime, che lui ha indossato in Italia, in Europa e negli Usa. Al di là del talento, della professionalità e della determinazione che gli hanno consentito di affermarsi ai massimi livelli, Gigi Datome è un grande appassionato di arte, cultura e società. Non disdegna i social, che utilizza per prendere coraggiosamente posizione sui temi più caldi dell'attualità, strimpella la chitarra e divora libri, che recensisce sui social. Ambasciatore di un altro modo di vivere lo sport, Datome è anche un testimonial ideale per la Sardegna. "Cerco sempre di portare con me le mie radici, le mie origini e i miei valori", ribadisce al termine della cerimonia al Centro di preparazione olimpica "Giulio Nesti" di Roma Acquacetosa. "Non gioco solo per me e per il mio cognome - spiega - voglio che i miei conterranei si possano sentire sempre più orgogliosi".
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