Si è aperto questa mattina in
Corte d'assise d'appello di Sassari il processo di secondo grado
nei confronti di Massimiliano Farci, il 56enne di Assemini
condannato in primo grado all'ergastolo più 18 mesi di
isolamento diurno per il femminicidio della compagna, Speranza
Ponti, 49 anni, uccisa ad Alghero il 5 dicembre 2019.
In aula davanti alla Corte, presieduta da Maria Teresa
Lupinu, a latere Marina Capitta, sono state discusse le istanze
istruttorie presentate dall'avvocato della difesa, Daniele
Solinas. Istanze con cui la difesa ha chiesto: di risentire in
aula il maresciallo maggiore dei carabinieri, Gavino Piras, per
chiarimenti sulle tracce biologiche ritrovate nell'appartamento
di Speranza Ponti; disporre nuove perizie sul dna delle persone
di sesso maschile che potrebbero avere avuto contatti con la
vittima e con l'imputato; acquisire la documentazione bancaria
della donna; effettuare una perizia sui telefoni e sugli
apparecchi digitali e informatici dell'ex marito di Speranza
Ponti, Manlio Prainito; svolgere una perizia anche sui telefoni
di Farci per verificare i movimenti dell'uomo dall'1 al 31
dicembre 2019.
Il sostituto procuratore Angelo Beccu, applicato alla Corte
d'assise d'appello per questo processo, e l'avvocato di parte
civile, Edoardo Morette, si sono opposti alle istanze. In
sostanza per il pm tutte le richieste sono superflue perché
relative a punti già sufficientemente accertati durante il
processo di primo grado.
La Corte dopo un'ora di camera di consiglio ha rigettato
tutte le istanze istruttorie presentate dalla difesa e ha
aggiornato l'udienza al 10 novembre per le discussioni delle
parti.
Farci, che sta già scontando un ergastolo per l'uccisione nel
1999 dell'imprenditore Renato Baldussi di San Sperate (ma dal
2017 era in semilibertà e aveva aperto una pizzeria ad Alghero),
si è sempre dichiarato innocente, sostenendo di aver trovato la
compagna morta in casa, impiccata con un lenzuolo alla porta
della camera da letto. Poi ha ammesso di avere occultato il
cadavere portandolo in una collinetta con vista sul promontorio
di Capo Caccia, spiegando di averlo fatto sia perché era un
desiderio di Speranza, sia perché aveva paura di non essere
creduto dalle forze dell'ordine.
La sentenza è prevista per il 15 dicembre.
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