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Fondi 8xmille: la difesa, 'violati Costituzione e Concordato'

Fondi 8xmille: la difesa, 'violati Costituzione e Concordato'

Avvocati Iai e Patanè, 'nessun reato solo carità'

SASSARI, 03 febbraio 2025, 14:11

Redazione ANSA

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Gli avvocati Ivano Iai (sx) e Antonello Patane ' - combo ANSA - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli avvocati Ivano Iai (sx) e Antonello Patane ' - combo ANSA - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli avvocati difensori di Tonino Becciu, del vescovo di Ozieri, Corrado Melis, e degli altri sette imputati rinviati oggi a giudizio per peculato, riciclaggio e favoreggiamento per la gestione di circa 2 milioni di euro dei fondi 8xmille destinati alla diocesi, respingono le accuse: "Non condividiamo questa decisione del giudice dell'udienza preliminare che si scontra sia con l'articolo 7 del nostro dettato costituzionale sia con il Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica", sostiene Ivano Iai, difensore della diocesi.

"Questa decisione, inoltre, costituisce un clamoroso e grave precedente. Il gup, infatti, ha accolto l'impostazione della Procura secondo la quale nella gestione dei fondi dell'8 per 1000 i vescovi sono pubblici ufficiali tenuti a operare secondo le regole di formazione della volontà della pubblica amministrazione. Un'interpretazione destituita di ogni fondamento giuridico, coinvolge infatti a cascata ogni diocesi e la Cei", continua l'avvocato.

"Non risulta, nei fatti - spiega -, che alcuna di esse abbia finora attuato procedure di evidenza pubblica per distribuire risorse da destinare a opere di carità e al sostentamento del clero. Si sta per aprire un dibattimento, già infondato sul nascere, che non potrà che confermare quanto affermiamo, al costo di un inutile spreco di tempo e risorse pubbliche e molta sofferenza per gli imputati e la comunità cristiana locale".

Dello stesso avviso l'avvocato Antonello Patanè, che difende gli imputati laici: "È già stato detto che non vi era e non vi è ragione o presupposto giuridico che supporti la decisione del Gup. Nel dibattimento siamo certi di dimostrare, puntualmente e con incontestabili riscontri e solidi argomenti, che l'impiego delle risorse, sia da parte del clero che dei laici, ha avuto a oggetto solo e soltanto attività caritative e che i miei assistiti hanno speso il proprio progetto di vita nel modo più alto e nobile, ovvero per aiutare i più deboli e i più fragili con iniziative concrete. Siamo ben lontani da qualsiasi ipotesi di reato. A questo punto auspichiamo di poter celebrare il dibattimento il più rapidamente possibile e approdare al più presto alla sentenza". 

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