Il viaggio di Ibn Battuta (in Italia), lo spettacolo di danza sperimentale andato in scena in anteprima mondiale allo Spasimo di Palermo, è una metafora sulle grandi migrazioni che arrivano dal mare. Pace, integrazione, dialogo e sviluppo artistico e culturale i pilastri sui quali poggia il progetto vincitore del bando MIBACT MigrArti 2017 del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo per lo spettacolo dal vivo. Sabah Benziadi si muove in più direzioni senza perdere di vista l'obiettivo principale, e cioè la danza sperimentale come strumento aggregante e di confronto delle diverse culture ed etnie, la danza come libertà. Una trentina gli artisti coinvolti, molti dei quali non professionisti compresi dei giovani profughi del Gambia sbarcati in Sicilia, che hanno dato vita ad un viaggio immaginario che ha toccato le corde del pubblico presente. Tante le nazionalità che la regista e coreografa algerina ha coinvolto in una performance artistica di rilievo internazionale, aperta dai meravigliosi versi di pace e fratellanza recitati dal poeta Khaled AlDhanhani degli Emirati Arabi Uniti, ospite d'onore della serata. Le coreografie e la musica hanno creato un'atmosfera magica tra veli di seta che ricordano le conchiglie marine, ai bambini che giocano sulla terra di tutti, ai giovani migranti che affrontano la disperazione e le fatiche delle traversate in mare attraverso funi immaginarie, al ballo della follia che libera anima e corpo dalle energie negative, alle voci soffocate di chi sta per annegare tra il buio delle onde. Ognuno di loro dai bambini di seconda generazione, figli di immigrati residenti a Palermo, a uomini e donne provenienti dai vari Paesi del Nord Africa, dall'Asia e dall'Europa hanno voluto testimoniare attraverso il corpo il sentimento della vita. "E' un progetto - spiega Sabah Benziadi - che può essere esportato in qualunque altro Paese del mondo e già sono in corso dei contatti. La danza non conosce barriere, né lingue, ma è libertà, espressione, coinvolgimento, è un'educazione all'amore per se stessi e per gli altri. Mi piacerebbe che lo spettacolo diventasse una sorta di passaporto internazionale per dar voce a chi finora voce non ha". L'intero lavoro, comprese le ricerche e le prove, diventerà un documentario firmato da Michelangelo Gratton e Sabah Benziadi.
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