Alla lettera con cui l'ex pm Ilda Boccassini, il 12 ottobre del 1994, metteva nero su bianco le sue perplessità sull'attendibilità e sulla gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino è dedicata un'ampia parte della richiesta di archiviazione dell'indagine sul depistaggio dell'inchiesta sulla strage di via D'Amelio depositata dalla procura di Messina. Il procedimento vede indagati per calunnia i due ex pm Anna Palma e Carmelo Petralia che, in una prima fase, con la Boccassini indagarono sull'attentato al giudice Borsellino. Sentita dai pm di Messina, Boccassini ha raccontato di aver fatto consegnare la missiva, scritta poco prima di lasciare l'ufficio inquirente di Caltanissetta, a tutti i colleghi, ma nessuno di loro, interrogato successivamente, dice di averla ricevuta. Tutto l'ufficio ne sarebbe venuto a conoscenza anni dopo. Anche il maresciallo a cui Boccassini dice di aver dato la lettera da recapitare ai colleghi non ricorda di averla materialmente fatta avere ai destinatari. Nonostante le lacune e le contraddizioni per la Procura di Messina è però ragionevole pensare che Palma e Petralia, e il loro capo di allora, Gianni Tinebra, poi morto, fossero a conoscenza delle forti perplessità manifestate dalla Boccassini e dal collega Saieva sull'attendibilità delle iniziali dichiarazioni di Scarantino. "Il fatto che Scarantino mentisse in maniera grossolana - ha detto Boccassini alla Procura di Messina - era percepibile il primo o secondo interrogatorio. Tant'è che c'è stata per me l'esigenza, perché avevo capito che c'era un atteggiamento diverso da parte dei colleghi, e feci la prima relazione insieme a Roberto Saieva e fu portata dal mio collaboratore, che stava con me a Milano, nelle stanze di tutti i colleghi. Poi non l'hanno letta questo è un altro paio di maniche".
Durissimi i giudizi della Boccassini su come veniva gestito Scarantino. "Interrogare Scarantino senza avvocato chiusi in una stanza. - dice - Tutto così, raffazzonato. Ma non dico neanche per... avevano uno scopo, per sciatteria voglio sperare, anche se io ritengo la sciatteria peggio della... dell'agire con dolo rispetto a certe cose". L'ex pm avrebbe poi invitato i colleghi a sottoporre Scarantino a confronti con i tre boss che aveva accusato di aver partecipato al summit in cui si deliberò la strage ma che poi non aveva riconosciuto in foto. Circostanza che aveva rafforzato i dubbi della Boccassini sulla credibilità di Scarantino. "E su questo io gli ho detto: 'Ma, scusate, vi rendete conto? Non ha riconosciuto le persone, ha scambiato tizi, eccetera, i baffi, non i baffi... ma subito i confronti'", ha riferito. "Niente, c'era un muro da parte. Là, in quella sede c'era Petralia e Palma. E non lo so, non rispondevano, non facevano".
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