"Dare a Leonardo Badalamenti,
figlio di don Tano, le chiavi di 'Casa Felicia', sarebbe una
grande sconfitta per Cinisi, per le giovani generazioni e per
chi ha sacrificato la vita nella lotta alla mafia. Casa Felicia
è stata confiscata a Gaetano Badalamenti, boss di Cosa nostra
mandante dell'omicidio di Peppino Impastato, e assegnata nel
2010 al Comune di Cinisi dall'Agenzia nazionale per i beni
confiscati. Da rudere, fu ristrutturata con quasi 400 mila euro
di fondi europei. Adesso, dopo più di dieci anni, la confisca è
stata revocata". Lo dicono in una nota l'Associazione Casa
Memoria Felicia e Peppino Impastato. il Centro Impastato - No
mafia memorial, l'associazione Peppino Impastato, commentando la
restituzione del bene alla famiglia del boss il prossimo 26
aprile. "Se c'è stato un 'errore' vogliamo capire chi ne ha la
responsabilità, anche perché - aggiunge la nota - questo ha
determinato la spesa di molti soldi pubblici. Leonardo
Badalamenti nell'agosto del 2020, con la scusa di rivendicare un
suo diritto, aveva rotto le serrature di questo immobile -
spiegano le associazioni - per appropriarsene con la forza.
Pochi giorni dopo fu arrestato dalla Dia su un mandato di
cattura internazionale emesso nel 2017 dall'autorità giudiziaria
di Barra Funda (Brasile) per traffico di stupefacenti e falsità
ideologica. Nel maggio 2021 gli fu negata l'estradizione in
Brasile, seguì la scarcerazione. A gennaio 2021 Il Comune ha
dato a Casa Memoria Impastato la gestione del bene, che da
allora è stato visitato da centinaia di giovani. Poi
l'improvvisa notizia arrivata al Comune di Cinisi con sole 24
ore di anticipo: l'Agenzia nazionale dei beni sequestrati alla
criminalità organizzata aveva notificato la revoca della
confisca e le operazioni di immissione in possesso erano fissate
per il 25 febbraio, appuntamento rinviato al 29 aprile". Il
Comune, con una delibera, ha dichiarato la volontà di mantenere
la proprietà e il possesso del bene e di avvalersi della facoltà
della restituzione per equivalente. "Per quanto ci riguarda,
dichiariamo l'intenzione di porre in atto la nostra resistenza -
concludono le associazioni - affinché questo bene non ritorni a
Leonardo Badalamenti".
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