"Serve uno scossone al sistema dei
beni confiscati, dando ai lavoratori stessi la possibilità di
gestirli. Troppi beni sono 'a bagnomaria'". Lo ha detto
stamattina il presidente della Commissione regionale Antimafia
Antonello Cracolici intervenendo a un incontro dal titolo "Beni
confiscati e infiltrazioni mafiose nell'economia del
territorio", organizzato dalla Filcams e dalla Cgil di Catania
al Sigonella Inn di Motta Sant'Anastasia, albergo che dal 2016 è
gestito dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e
confiscati.
"Con la commissione regionale antimafia - ha aggiunto
Cracolici - stiamo mettendo a punto azioni di natura finanziaria
per consentire alle società di poter accedere attraverso l'Irfis
a un sistema di finanziamenti a tasso zero per sostenere il
rilancio economico. Oltre il 90 per cento delle aziende
confiscate sono in liquidazione. A parte quelle utilizzate dai
mafiosi per violare il principio della concorrenza o usate per
fare riciclaggio, è comunque un dato troppo alto. Occorre
puntare sulla formazione dei manager e su un monitoraggio di
prossimità al bene confiscato per avere la giusta contezza del
fenomeno. Su questa partita si gioca il successo, o
l'insuccesso, dello Stato".
Durante l'incontro sono stati forniti alcuni dati: gli
immobili sequestrati in Sicilia sono 9.735, dei quali 7.440
trasferiti agli enti locali, mentre quelli utilizzati per
finalità sociali sono 2.544. Nella provincia di Catania sono
729, dei quali 417 trasferiti agli enti locali. Per la sola
Catania sono 99 immobili, dei quali 98 sono destinati all'ente
ma non ancora consegnati per la difficoltà di effettuare i
sopralluoghi con i curatori giudiziari.
"Il Sigonella Inn - ha detto il segretario generale della Cgil
Carmelo De Caudo - è un caso esemplare. Vanta una squadra di
'aspiranti proprietari'. Manca adesso l'approvazione da parte
dell'Agenzia del progetto dotato di Piano industriale".
Il responsabile di LegaCoop Sicilia orientale, Alessandro
Sciortino, ha ricordato come anche nel caso GeoTrans, azienda di
trasporti confiscata alla mafia e poi gestita dai lavoratori,
"trascorsero ben due anni dalla creazione della società alla
vera e propria partenza della gestione".
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