(di Lorenzo Trombetta)
BEIRUT - Decine di migliaia di civili sono intrappolati nella Siria orientale ricca di risorse energetiche, dentro e attorno alla città di Dayr az Zor, ultima roccaforte urbana dell'Isis in tutto il Medio Oriente, stretta nella morsa dell'offensiva russo-iraniana-governativa e di quella curdo-americana. Analogamente, migliaia di civili rimangono intrappolati negli ultimi quartieri di Raqqa, altra roccaforte jihadista, nel nord della Siria, e da mesi assediata dalle forze curde, che controllano "circa il 90% della città". Attivisti locali in contatto con loro colleghi e familiari all'estero, affermano che nella parte orientale di Dayr az Zor, sotto i colpi dell'aviazione russa "rimangono circa 60mila civili": una cifra analoga a quella riferita dalle agenzie internazionali umanitarie.
"Servono corridoi umanitari per lasciare fuggire in sicurezza i civili", afferma all'ANSA Omar Abu Layla, dirigente e portavoce del gruppo di attivisti di Dayrazzor24. La rete di attivisti, che diffonde in maniera continua via Internet aggiornamenti sulla situazione nella regione orientale. Sono esponenti della società locale sollevatisi nel 2011 contro la repressione del governo e dal 2013 contro il dominio dell'Isis.
Solo due settimane fa, prima che le forze russo-iraniane accompagnassero quelle governative a rompere l'assedio nella parte occidentale della città, la situazione a Dayr az Zor era ben diversa: circa 100mila civili erano da tre anni intrappolati dall'Isis e gli aiuti Onu arrivavano solo con ponti aerei.
La recente avanzata lealista ha consentito di liberare dalla morsa jihadista i civili di Dayr az Zor ovest, ma anche allargato l'area sotto il controllo delle forze speciali russe, dei pasdaran iraniani e dei militari siriani. Questo ha però reso ancor più drammatica la situazione umanitaria dei civili di Dayr az Zor est, "prigionieri dell'Isis e in mezzo a più fuochi". Secondo le fonti, "in tutta la regione orientale ancora in mano allo 'Stato islamico' "ci sono circa 500mila civili, sparsi nelle campagne a est dell'Eufrate, fino a Mayadin e Abukamal, al confine con l'Iraq". Queste, prosegue Abu Layla, "sono colpite da incessanti e indiscriminati raid aerei russi, che costituiscono il 90% dello sforzo militare lealista, mentre le forze di terra faticano a farsi strada nella riva orientale dell'Eufrate". "L'Isis ha compreso che i suoi giorni sono contati e invia al fronte come carne da macello la bassa manovalanza dei miliziani siriani, mentre i suoi dirigenti stranieri sono sono pronti a fuggire", afferma Abu Layla, che parla dall'estero ma che è in contatto diretto con i colleghi operativi in clandestinità a Dayr az Zor. La tattica dell'Isis, affermano le fonti, è di "dare l'impressione di ritirarsi, facendo avanzare le truppe siriane e dei suoi alleati, tendendole però in trappola. Così - affermano gli attivisti di Dayrazzor24 - sono stati uccisi quattro militari russi a Jafra" nelle ultime 48 ore, mentre "circa 30 soldati siriani sono stati uccisi nei giorni scorsi a Marrat". Le fonti hanno inoltre documentato l'uccisione negli ultimi 10 giorni di "più di cento civili" nell'area di Dayr az Zor, "per lo più uccisi da raid aeri russi, ma anche da cecchini governativi". Sull'offensiva curdo-americana da nord, le fonti affermano che "per ora i due fronti non si toccano, e che anche la Coalizione a guida Usa conduce raid in aree Isis ma "le perdite di civili sono minori rispetto a quelle dei bombardamenti russi". (ANSAmed).
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