"L'ho appena saputo. La notizia di questa perdita mi arriva laconica come uno sparo nel buio. Ormai queste cerimonie degli addii si susseguono in modo incessante": Oreste Scalzone, 76 anni, ex leader di Potere Operaio e per decenni punto di riferimento della galassia dei rifugiati dell'estrema sinistra italiana a Parigi, si sente "confuso" nel momento della scomparsa di Toni Negri: "la folla, la ridda dei ricordi è tale da restarne maciullati. Non vorrei parlare, vorrei lasciare la prima parola alla famiglia - dice all'ANSA - in questi frangenti si viene incalzati con richieste di giudizi, bilanci, memorie e ci si sente invadenti, inopportuni di fronte al lutto dei familiari e dell'entourage più stretto".
Proprio Potere Operaio, il "suo" movimento, Scalzone lo creò nel 1969 con Franco Piperno e Toni Negri, che capeggiò in seguito l'ala di Autonomia, mentre viaggiava sull'onda della contestazione operaista fra Parigi e il Maggio francese e gli scontri all'università di Roma fra il Movimento Studentesco e l'estrema destra. Sia Scalzone, sia Piperno, sia Negri, furono travolti il 7 aprile del 1979 da quell'operazione rimasta celebre con la data del giorno in cui scattò. Nel mirino, i cosiddetti "fiancheggiatori", con l'accusa di "associazione sovversiva" e spesso di "banda armata" e "rapina".
Oreste Scalzone prova ad andare con la mente indietro e ricorda le lotte e le parole d'ordine del filosofo e professore che fu leader di Autonomia Operaia a Padova in quegli anni: "Non si può evitare di pensare a 50 anni fa, alla stagione felice delle nebbie di Marghera e della lotta contro il lavoro, del 'rifiuto del lavoro'" dice. "Le vicende - continua Scalzone - si sono intrecciate in modo vertiginoso. Nel 1979 arrivò come una mazzata il cosiddetto 'teorema Calogero' e rispetto a questo ci fu un divaricarsi di discorsi e di comportamenti, si protrasse per anni questa spaccatura fra un discorso come quello della 'amnistia per tutti e ciascuno', e quello che invece formulava dei distinguo sul piano sostanziale della ricostruzione delle cose. Questa lunga cesura evidentemente non può non aver lasciato delle tracce, separando i rispettivi entourage".
"Sono trascorsi decenni - aggiunge Scalzone - e una impressionante attività di teorico e di pubblicista è stata portata avanti da Toni Negri attorno all'idea cardine del comunismo spinoziano delle moltitudini. E tutto questo ha un po' rimesso tutto in gioco, tanto che oggi è difficile poter cristallizzare un bilancio e un giudizio che si pretenda complessivo".
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