"Sì, Toti mi telefonò per
velocizzare la pratica del Terminal Rinfuse, ma tutti mi
telefonavano per velocizzare le pratiche". È uno dei passaggi
dell'interrogatorio di Paolo Emilio Signorini, l'ex presidente
dell'Autorità portuale di Genova ed ex amministratore delegato
di Iren in carcere per corruzione dal 7 maggio nell'ambito
dell'inchiesta che ha terremotato la Regione Liguria e portato
ai domiciliari il presidente Giovanni Toti. Signorini è stato
sentito per poco meno di tre ore da pubblici ministeri Federico
Manotti e Luca Monteverde insieme all'aggiunto Vittorio Ranieri
Miniati, che hanno coordinato le indagini della Guardia di
finanza.
"Quella deI Terminal Rinfuse era una partica aperta con Aldo
Spinelli nel 2019, ci stava che nel 2021 sollecitassero", il
ragionamento del manager che ha poi sottolineato di "avere
sempre operato nell'interesse pubblico e del porto". Per quanto
riguarda i 15 mila euro che Aldo Spinelli gli avrebbe prestato
ha ribadito "di non avere debiti con lui ma quei soldi che poi
ho restituito alla mia amica che me li aveva dati erano vincite
al casinò". Signorini ha anche spiegato l'aumento tariffario a
favore della Santa Barbara dell'imprenditore Mauro Vianello
(anche lui indagato e sottoposto a interdittiva): "era giusto
che adeguassimo le tariffe. Ma questo a prescindere dal mio
legame di amicizia con lui". I suoi legali, gli avvocati Enrico
e Mario Scopesi, chiederanno nei prossimi giorni la
scarcerazione e l'attenuazione della misura e si sono messi a
disposizione per un eventuale nuovo interrogatorio.
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