È in stato di fermo con l'accusa di omicidio e tentato omicidio aggravati, e porto abusivo d'arma da sparo, Raffaele Mascia, 21 anni, figlio del fornaio. È stato bloccato ieri dalla Polizia di Stato per l'omicidio e il ferimento di due cittadini ucraini avvenuto in una panetteria di piazza Gambara, a Milano. Il provvedimento è stato emesso stamani.
Avrebbe voluto costituirsi, tanto che vagava fuori dal commissariato di Porta Genova, quando è stato bloccato in quella zona dalla Polizia, Raffaele Mascia. Nel provvedimento di fermo si contestano l'omicidio e il tentato omicidio aggravati dai futili motivi e il porto illegale dell'arma. Al momento il giovane si trova nel carcere di San Vittore e non è stato ancora interrogato. Potrebbe essere sentito oggi dal pm Carlo Parodi.
Poi, la Procura domani inoltrerà all'ufficio gip la richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere e l'interrogatorio davanti al giudice potrebbe tenersi giovedì.
Non è ancora stata trovata l'arma, la P38 con la quale ha sparato nel negozio. Nell'interrogatorio l'uomo potrebbe fornire elementi utili per farla ritrovare, oltre a chiarire il movente.
Per ora sul punto c'è solo la testimonianza della donna che era con i due ucraini. L'uomo ferito, date le sue condizioni, non è ancora stato ascoltato.
Il 21enne, stando ad una prima ricostruzione, avrebbe reagito agli sfottò dei due ucraini, habitué del panificio-pasticceria dove prima degli spari avevano bevuto alcune birre. Gli animi si sono scaldati e Mascia ha recuperato nel retrobottega la pistola, non denunciata, e ha fatto fuoco, uccidendo Disar e ferendo Koresko.
Mascia ha due precedenti per spaccio e uno per resistenza. Si tratta di precedenti per piccolo spaccio di hashish e di una resistenza in occasione di una fuga da una comunità.
Mascia infatti ha avuto un'adolescenza difficile, per problemi in famiglia che lo hanno portato ad essere affidato a una comunità protetta dal Tribunale per i minorenni. Una 'vita di strada' che lui, appassionato di boxe ed Mma, aveva ormai interiorizzato come l'unica possibile, per far fronte alla quale avrebbe, a suo dire, detenuto oltre alla P38 anche uno storditore elettrico e un manganello telescopico, trovati nel locale sopra il forno di cui aveva le chiavi e dove viveva, anche perché il padre era per lui l'unico riferimento.
Nella costruzione del quadro indiziario da parte della Polizia di Stato è stata centrale la testimonianza della donna presente nella panetteria al momento dell'omicidio avvenuto sabato scorso, a Milano. La donna, infatti, ha assistito al degenerare della lite per futili motivi al culmine della quale Mascia, come immortalato dalle telecamere, è andato a prendere la pistola. Quando sono stati sparati i numerosi colpi di pistola lei è scappata, illesa, e si è recata dai carabinieri
La fuga e la cattura
La fuga di Raffaele Mascia si è conclusa dopo due giorni in zona Porta Genova, dove era solito bazzicare e che già era all'attenzione della Polizia. È accusato di aver ucciso l'ucraino Ivan Disar, 49 anni, e di aver ferito il suo connazionale Pavel Koresko che invece sembra se la caverà, sabato pomeriggio in un a panetteria-pasticceria di piazzale Gambara a Milano.
Quando è stato rintracciato, con sé non aveva la pistola P38 con cui aveva ucciso. Non ha opposto resistenza e non ha detto nulla mentre i poliziotti lo portavano via. Ormai, a suo carico gli elementi si stavano accumulando. Non c'era solo il racconto della testimone, una donna dell'Est, a indicare in lui l'uomo che sabato pomeriggio aveva sparato. Il giovane è stato infatti ripreso anche da una telecamera sul retro del negozio mentre si allontanava dopo l'omicidio. Il 21enne, a cui gli agenti della Squadra mobile della Questura di Milano hanno dato la caccia, era già stato arrestato in passato per questioni di droga. Nel retro del negozio, dove talvolta dormiva, aveva lasciato il suo cellulare.
La polizia ha trovato anche una katana. Il giovane avrebbe reagito agli sfottò dei due ucraini, habitué del panificio-pasticceria dove prima degli spari avevano bevuto alcune birre. Gli animi si sono scaldati e Mascia ha recuperato nel retrobottega la pistola, non denunciata, e ha fatto fuoco, uccidendo Disar e ferendo Kioresko, il 26enne ora ricoverato in ospedale. Sottoposto a intervento chirurgico, non è in pericolo di vita.
Gli investigatori stanno aspettando che si riprenda dalla delicata operazione a cui è stato sottoposto nel weekend per l'estrazione di un proiettile dal petto, per raccogliere la sua versione, che potrebbe dare la definitiva conferma sull'autore del delitto. Al momento della sparatoria, nella panetteria di piazza Gambara, c'erano dunque cinque persone: i due ucraini, la donna loro amica, il titolare della panetteria e il figlio. Il padre ha raccontato agli inquirenti che, quando sono stati esplosi i colpi di pistola, si trovava nel retro a scaldare delle pizzette, una versione su cui sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti.
Non si è trattato dunque di un delitto maturato in ambienti criminali, come le modalità facevano supporre all'inizio, ma il tragico epilogo di una discussione banale sul fatto che Mascia non avesse un lavoro e non aiutasse nemmeno il padre in negozio. Forse non era la prima volta che il ragazzo se lo sentiva dire dai due avventori e ha deciso di vendicarsi, diventando in pochi istanti un assassino. E' ora stato eseguito un fermo per omicidio volontario aggravato, tentato omicidio e porto abusivo di arma illegale che non è stata trovata.
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