Se la strada che portava all'hotel Rigopiano "fosse stata liberata dalla neve" la mattina del 18 gennaio, quando gli ospiti dell'hotel "tentarono invano di abbandonare l'albergo, gli eventi morte e lesioni non si sarebbero verificati". É uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza con cui la Cassazione, lo scorso 3 dicembre, ha disposto un appello per bis per dieci imputati per la tragedia di Rigopiano.
I supremi giudici inoltre sottolineano che la disponibilità di mezzi spazzaneve "avrebbe dovuto essere monitorata": "l'assicurazione della viabilità delle strade e quindi la tutela dell'incolumità delle persone, non può che passere attraverso la pronta disponibilità degli strumenti a ciò necessari".
Un altro passaggio cruciale della sentenza della Cassazione su Rigopiano è quello che riguarda la mancata realizzazione della Carta valanghe. La Corte spiega che senza quello strumento "non si poterono attivare i meccanismi volti a neutralizzare o ridurre il rischio. La mancata redazione della Carta incise - insiste la Corte - quindi, precludendola, sull'attuazione e poi sull'attivazione dei successivi meccanismi di previsione e prevenzione del rischio, dal momento che bloccò la catena della protezione proprie nei suoi passaggi più significativi". Questa omissione ha avuto una ancor più grave conseguenza, visto che "ove la Carta Valanghe fosse stata redatta, sarebbe stata compilata e divulgata anche la successiva Carta dei rischi locali delle valanghe, il che implica che non sarebbero stati concessi permessi a ristrutturare un albergo creando un centro congressi e una spa, tra il 2006 e il 2007, o che si sarebbero comunque introdotte misure volte a scongiurare il rischio, come il divieto di utilizzazione della struttura nei mesi invernali, che sono quelli interessati dal pericolo valanghe". E in questo caso, dice la Cassazione, l'area di Rigopiano sarebbe stata ricompresa tra quelle a rischio.
Per la Corte dunque "era possibile e anche dovuto" prevenire il disastro di Rigopiano. "La prevenzione 'regina' per l'incolumità individuale e collettiva", vale a dire "l'identificazione di Rigopiano come sito valanghivo", dicono gli ermellini, "avrebbe dovuto attuarsi non a disastro naturalistico inverato" ma "precedere di molto l'evento" poiché "tale classificazione avrebbe comportato il divieto di accedervi oppure di utilizzare le strutture in esso presenti ovvero ne avrebbe imposto un uso disciplinato".
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