Non sono responsabili di violenza sessuale ma di revenge porn per aver diffuso, condividendoli, in momenti diversi due video privati senza il consenso della ragazza che li ha poi denunciati e che, comunque, hanno trattato con "profonda superficialità e volgarità" senza nemmeno sapere cosa fosse il rispetto "della dignità della donna".
Sono le conclusioni della Procura di Milano che, oggi, ha chiesto da un lato di archiviare l'inchiesta in cui Leonardo Apache La Russa e l'amico dj Tommaso Gilardoni sono stati accusati di stupro da un'ex compagna di liceo del figlio del Presidente del Senato e ha notificato l'avviso di chiusura indagine per il reato di revenge porn: due episodi distinti di "diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti" che appartenevano alla sfera privata e che, per tanto, non potevano essere scambiati via WhatsApp, cosa che ha determinato la contestazione dell'aggravante dell'uso dello strumento telematico.
"Siamo molto soddisfatti per questo risultato che arriva dopo un'indagine particolarmente lunga e accurata. Abbiamo sempre confidato in una serena e obiettiva disamina dei fatti da parte degli inquirenti", è il commento di Adriano Bazzoni e Vinicio Nardo, difensori di Leonardo Apache.
Della vicenda giudiziaria, nata dalla denuncia della ragazza che ora, tramite il suo legale, si opporrà alla proposta di archiviazione, se ne è occupata la pm Rosaria Stagnaro con l'aggiunto Letizia Mannella e la Squadra Mobile. E' stata scandagliata, nei minimi particolari, la serata del 18 maggio di due anni fa, cominciata in un locale della movida milanese tra i più gettonati nell'ambito di un determinato entourage e che si è conclusa la mattina dopo nell'abitazione della seconda carica più alta dello Stato. Con la ragazza che, per via di "alcuni tratti di fragilità", aveva assunto alcool, droga e psicofarmaci contro la depressione, si è ritrovata stordita nel letto di La Russa jr.
Una nottata su cui gli inquirenti dell'ufficio guidato da Marcello Viola non hanno tralasciato alcun dettaglio e in base agli accertamenti, tra cui le testimonianze di amici e conoscenti e i video rintracciati nei loro cellulari - compresi quelli diffusi illecitamente, uno dei quali pure cancellato - sono arrivati ritenere che i due indagati non hanno "percepito, in modalità esplicita o implicita, la mancanza di una valida volontà della ragazza nel compiere gli atti sessuali".
Come si legge nella richiesta di archiviazione, è possibile "affermare con ragionevole certezza che, in concreto, l'assunzione di sostanze stupefacenti e alcoliche da parte" della ex compagna di liceo di Leonardo Apache, "non abbia eliso la sua capacità di esprimere un valido consenso agli atti sessuali compiuti". Di conseguenza il terzogenito del politico di Fdi e l'amico "hanno potuto ragionevolmente rappresentarsi la sussistenza del suo consenso". Inoltre, "non emerge la prova" che abbiano tentato di sfruttare la "condizione di inferiorità" della loro coetanea "per carpirne un consenso" mentre, dall'analisi dei filmati girati con i cellulari, "vi è piuttosto la ragionevole traccia della percezione di una partecipazione consapevole da parte di una ragazza che conversa in maniera pertinente con gli indagati, si muove nella stanza in maniera autonoma" e partecipa "attivamente" alla nottata. Insomma le riprese restituiscono "l'immagine di una" giovane "in cui non era esclusa la capacità di autodeterminarsi".
Ciò non toglie che il comportamento dei due amici - i quali non avevano fatto uso di stupefacenti - oltre ad essere stato contrassegnato "da una profonda superficialità e volgarità nella modalità di concepire e trattare una ragazza, che viene passata da uno all'altro", è stato "assolutamente" sprezzante "della dignità della donna". Di una ex compagna di banco che ora ha intenzione di non arrendersi. Il suo avvocato, Stefano Benvenuto, che avrà tempo 20 giorni, si opporrà alla richiesta di archiviazione, perché "è pacifico che la mia assistita non era in uno stato tale da poter prestare alcun consenso. Per noi il caso non finisce qui".
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